Comune di Aulla e Demanio presentano il piano per la bonifica dalle 50 mila tonnellate di rifiuti e per dare nuova vita produttiva alla vecchia Polveriera

La bonifica dell’area ex-Cjmeco di Pallerone è a un passo dal partire. A occuparsene sarà l’Agenzia del Demanio, proprietaria dei 17 ettari dell’area di Colombera, dopo un lungo contenzioso giudiziario con il Comune di Aulla cominciato nel 2001, ai tempi dell’amministrazione Barani. L’annuncio è conseguente all’atto finale di un iter giudiziario lungo e tribolato, come spesso accade in questi casi. Due anni fa la Corte d’Appello di Genova, ribaltando la sentenza di primo grado del Tribunale di Massa, stabilì che l’Agenzia del Demanio, per la bonifica dell’area di sua proprietà, doveva al Comune di Aulla 8,1 milioni di euro. Lo scorso agosto, un accordo transattivo tra i due enti pubblici ha chiuso la partita dei risarcimenti post-processuali: il Demanio provvederà alla bonifica per circa 10 milioni di euro, con la corresponsione al Comune di circa un milione.

Il sindaco di Aulla Roberto Valettini
Il sindaco di Aulla Roberto Valettini

La settimana scorsa, dunque, il sindaco Roberto Valettini e il Direttore Regionale dell’Agenzia del Demanio, Stefano Lombardi, hanno presentato il cronoprogramma della bonifica delle oltre 50 mila tonnellate di rifiuti presenti nell’area – che segue allo smaltimento dei pneumatici, nel 2013, e alla messa in sicurezza di quasi 400 tonnellate di amianto, nel 2017 – prevede la caratterizzazione delle aree, nel 2022 e, a seguire, il bando per la bonifica vera e propria. Servirà dunque ancora tempo per vedere l’area definitivamente risanata dalle 50 mila tonnellate di rifiuti non organici abbandonati stoccati nella vecchia polveriera, sperando che il sito non riservi nuovi problemi, che in un’area impegnata per 80 anni nella produzione di esplosivi per l’industria militare, potrebbero concretizzarsi ritardando ulteriormente i tempi di fine lavori. Comprensibile la soddisfazione del sindaco Valettini, che con enfasi ha parlato del “traguardo più importante per il Comune di Aulla negli ultimi sessant’anni”, e del vice sindaco Cipriani, per il quale la bonifica Cjmeco rappresenta “una svolta epocale per il futuro ambientale del nostro territorio”.

Anche se i lavori devono ancora partire, all’orizzonte si profila il tema della nuova destinazione dell’area, una volta bonificata, e dei suoi 83 fabbricati. Nel maggio 2018 l’amministrazione comunale parlò di almeno tre diverse manifestazioni di interesse: un progetto per la realizzazione di un data center per la Pubblica Amministrazione; la creazione di un atelier d’arte di pittura e scultura; la costruzione di un impianto per la produzione di biometano dai rifiuti organici. Nella conferenza stampa il direttore regionale del Demanio ha parlato invece “di fare di una parte di quest’area un polo archivistico, mentre per la restante mettere in campo un partenariato fra pubblico e privato”: il futuro dirà se per l’area di Colombera vi può essere un futuro più verde del passato. Con la bonifica Cjmeco va verso la chiusura una storia dai profili talvolta inquietanti, disseminata di autorizzazioni assegnate senza competenze, mancati controlli amministrativi, norme ambientali violate, sequestri, bancarotte, indagini e processi penali e, alla fine, una condanna per l’amministratore delegato di Cjmeco. Ma l’approccio problematico della Lunigiana con l’industria dei rifiuti non si esaurisce nella vicenda di Pallerone. Basti pensare alle tensioni di ogni tipo, alle violazioni (alcune presunte, altre reali), ai contenziosi legali che hanno accompagnato, sin dal suo insediamento a fine anni Novanta – gli stessi della nascita di Cjmeco – la Mauro Costa di Albiano, una vicenda sulla quale la parola “fine” è stata posta solo due settimane fa con l’autorizzazione alla società di proseguire l’attività. Per non parlare della semi-dimenticata vicenda della chiusura della discarica di Lusuolo: per molti una bomba ambientale tutt’ora non disinnescata. (d.t.)

La storia della Colombera, da area militare a discarica

è nel 1918 che nell’area della Colombera, sulle due rive del Bardine, poco lontano da Pallerone, che la torinese Società Italiana Esplosivi e Munizioni comincia l’attività di produzione di esplosivi. Nel 1935 il polverificio venne incorporato dalla Sgem, che già opera a Boceda di Mulazzo. Dagli anni ‘50 il polverificio passò dalla proprietà Montecatini a quella del Ministero della Difesa; alla smilitarizzazione, nel 1977, conseguì il passaggio dell’area al Demanio civile e ulteriori passaggi di proprietà degli stabilimenti (Snia Viscosa, Oto-Bpd). La produzione di polveri si alternò in quei decenni all’assemblaggio di razzi e missili e alla manifattura di cariche per opici. A metà anni ’90 le trasformazioni dell’industria militare determinano l’abbandono dell’area da parte delle imprese del comparto. Nel 1997 l’area del polverificio passa a nuova vita: è lì che inizia a operare Cjmeco, che in pochi anni accumula 60 mila tonnellate di rifiuti, non trattati e stoccati senza alcun rispetto delle prescrizioni ambientali. Della vicenda iniziano a occuparsi organi sanitari e comitati civici che nel 1999 denunciano la preoccupante situazione ambientale. Nel 2002 il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri chiude l’attività dello stabilimento e la Cjmeco dichiara il fallimento. L’allora amministratore delegato della società, Alessandro Coppola, subirà le uniche condanne di primo grado, per bancarotta fraudolenta e per deposito incontrollato di rifiuti. Solo allora Comune e Regione iniziano ad attivarsi per lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica dell’area: operazioni che a quasi 20 anni di distanza devono ancora cominciare.