Il card. Betori: “San Francesco, una luce nel  cammino sinodale che ci attende”

Il cardinale Giuseppe Betori in Cattedrale a Massa per la festa del patrono della Diocesi

Il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente dei vescovi toscani, presiede la celebrazione in Cattedrale a Massa

“In un mondo che rifiuta la fragilità, un mondo in cui la morte non viene riconosciuta come il limite della vita, ma come la via d’uscita di cui disporre a piacimento per sfuggire alla fatica, nostra e degli altri, a farcene carico, è difficile scorgere nel Crocifisso l’appello alla partecipazione alle sofferenze dell’umanità tutta, soprattutto di quanti sono rifiutati e disprezzati”. Così il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e presidente dei vescovi toscani, in uno dei passaggi dell’omelia pronunciata al solenne pontificale in occasione della festa di san Francesco d’Assisi.
Nella solennità del patrono della città di Massa e della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, si sono radunati in Cattedrale a Massa i fedeli, assieme ai sacerdoti e diaconi, alla presenza delle autorità civili e militari della provincia apuana e di alcune associazioni di volontariato: sul presbiterio sono presenti il vescovo Gianni, amministratore apostolico, assieme al vescovo Alberto Silvani (Volterra) e al vescovo Andrea Migliavacca (San Miniato). La celebrazione si è svolta nel rispetto della normativa anti-Covid.19, mentre la liturgia è stata animata dalla Cappella Musicale della Basilica Cattedrale, diretta da Renato Bruschi.
Il cardinale Betori nell’omelia riferendosi all’esperienza della pandemia ha evidenziato come dovrebbe indurre “a rivedere quella categoria magica a cui si affida tanta cultura contemporanea e che ispira anche proposte di scelte legislative preoccupanti, cioè la rivendicazione dell’assoluta autodeterminazione”, nel convincimento che la libertà possa esprimersi a prescindere dalle relazioni e facendo a meno della responsabilità.
L’arcivescovo di Firenze ha fatto un riferimento diretto ad alcune scelte legislative, per come venga percepito un presidio sanitario come il vaccino e “per l’omicidio del consenziente, con cui ci si libera dal farsi carico della sua sofferenza, o per la liberalizzazione di una sostanza in grado di recare danno alla consapevolezza di sé e al controllo delle proprie azioni”: esercitare la libertà a prescindere dalle responsabilità, comporta il rischio di vuol nuocere a sé stessi e agli altri.
“Essere piccoli, minori, marginali – ha sottolineato il cardinale – è tutto il contrario delle pretese dell’uomo moderno, che si vuole adulto, autonomo, autosufficiente, uscito per l’appunto dalla minorità. Ma ben conosciamo a quali rovine di decomposizione sociale e di frustrazione personale conduce questa pretesa di libertà senza confini e di una ragione che si fa assoluta: tutto a prezzo della perdita di significato e soprattutto di speranza”.
Il presidente dei vescovi toscani ha inoltre compiuto un passaggio sulla realtà ecclesiale odierna, auspicando di “porre mano al rinnovamento della Chiesa, a raddrizzarne la rotta nel mare della storia, a darle un volto rinnovato, su cui il Vangelo risplenda con evidenza e credibilità davanti al mondo. Lo chiede il Santo Padre e ce ne indica la modalità invitando la Chiesa italiana a un cammino sinodale, in cui generosamente disporci al dialogo reciproco nell’ascolto dello Spirito. Un cammino che deve avere come prima esigenza la nostra conversione a Cristo”.
“Incentrare la propria esistenza in Cristo – ha concluso il card. Bertori – è questo il segreto del rinnovamento della Chiesa che Francesco indica con la sua conversione e la sua vita. Quanta sapienza evangelica e chiarezza teologica in un semplice gesto! Non una nuova Chiesa, ma l’unica Chiesa di sempre, fondata non su una nostra costruzione ma su Gesù Cristo, rifondando cioè la vita di ciascuno di noi su Gesù Cristo! Questo insegnamento di san Francesco sia luce per le nostre comunità nel cammino sinodale che ci attende”. (df)