
Piazze della Lunigiana Storica. Lo spazio destinato al mercato, adiacente a piazza Aranci, dalla quale la separa il Palazzo Ducale, è definito sul lato occidentale dai palazzi Colombini e Staffetti-Bourdillon. Da qui inizia inoltre la “Piastronata” la via che sale al castello

Piazza Aranci (ne abbiamo parlato sul n. 30) e Piazza Mercurio il cuore della Massa Cybea, in modi diversi, identificano la storia della città, una storia che, tra il 2011 e il 2012, rilevanti indagini archeologiche hanno arricchito di notizie. La Piazza grande con la pieve di San Pietro e la Piazza del mercato, posta in piena Controriforma, sotto gli auspici di Mercurio, tenute assieme dall’imponente Palazzo che sostituì la residenza della Rocca, costituirono il nucleo vitale della città, il fulcro del reticolo stradale, ristrutturato da Alberico Cybo Malaspina, a partire dal 1557, quando lo cinse di mura.
Alla metà del secolo XVI Massa, racchiusa dalle mura quattrocentesche, era ancora arroccata sul gigantesco masso calcareo che domina buona parte dell’alto Tirreno. Isolato rispetto alla catena montuosa retrostante, emerge dal potente cono di deiezione, scavato dal torrente Frigido, situato poco più a nord. Sul terrazzamento disteso al piede della Rocca, più elevato rispetto al terreno circostante, dove la strada pedemontana, diretta verso il bacino interno della Magra, intersecava la salita che conduceva al castello, si formava il nodo naturale che avrebbe generato la città di Massa nova con il suo mercato.
Il vano di piazza Mercurio è quadrangolare con dimensioni che si possono paragonare a quelle della piazza di Fivizzano senza il lato obliquo che caratterizza quest’ultima. La circondano eleganti edifici che dimostrano, come sempre in questi casi, l’ordinato dialogo tra loro altezza e il vano della piazza, tra pieni intonacati e vuoti finestrati, armonicamente giustapposti, decorati con sobrietà ed ornati spesso con una porta di marmo grande tonda, secondo i desideri del principe che assegnava aree fabbricabili ai suoi cortigiani affinché vi costruissero edifici di pregio. Formano il lato occidentale della piazza palazzo Colombini, oggi Biblioteca civica, e palazzo Staffetti-Burdillon, divenuto poi sede comunale.

Nelle vedute seicentesche sono ancora separati in corrispondenza della galleria che scende verso via Alberica, rettifilo parallelo alle mura, cardine occidentale dell’impianto urbano. In angolo con il palazzo Staffetti fu costruito, fra il 1639 ed il 1641, al tempo di Carlo I Cybo il pregevole oratorio di San Giovanni decollato, a pianta centrale, con cupola ottagonale. Sull’angolo opposto, dopo il tracciato diagonale di via Beatrice, una gradinata risale verso il castello iniziando così la salita detta Piastronata, l’antica via che collegava la vetta del colle con il sottostante nodo viario.
Su questo lato della piazza il fronte edificato, più alto di un piano rispetto agli altri lati, segue l’andamento della via pedemontana e proprio in questo luogo gli scavi archeologici hanno messo in luce una stratificazione temporale che scende a ritroso fino al passaggio dei secoli VII e VI a.C. Ancora attivo nel V/IV sec. a.C. il sito era prevalentemente popolato da genti etrusche.
Tra la fine del II secolo a.C. e la fine del successivo I secolo il settore sud-orientale della piazza era occupato da un impianto che produceva anfore vinarie, materiali edilizi, ferro ed olio. Sono state rinvenute vasche per la preparazione dell’argilla, le fornaci per cuocerla ed i piazzali di deposito. Sul finire del I sec. a.C. le fornaci sono state chiuse per fare spazio ad un impianto oleario suggerendo il prevalere della produzione agricola. I reperti ascrivibili al periodo successivo, compreso tra la fine del I sec. a.C. ed il IV -V sec. d.C. adombrano la presenza di una villa rustica di età imperiale, dedita alla produzione olearia, inserita all’interno della maglia centuriale augustea.
Nel corso del IV secolo d.C. la produzione cessò e le vasche furono colmate con scarichi di rifiuti. Tra il V ed il VII sec. d.C., buche da palo, in posizione semicircolare indicatrici della presenza di capanne, segnano la fase di un mutamento radicale delle condizioni di vita. Chiuso, se così si può dire, il ciclo classico, se ne apre uno nuovo che prosegue nel successivo arco temporale, compreso tra VIII e IX secolo d.C. Compaiono allora nell’area una chiesa con cimitero ed i resti selciati di un antico tracciato viario, poi cancellati nel Basso medioevo, quando inizia ad essere documentata la funzione mercatale dello spazio.
Alberico che spianò l’antico sedime nel 1563 volle adornare la piazza con una fontana dall’elegante bacino, sormontata poi da una statua di Mercurio oggi perduta. Soltanto nel 1770-71, su progetto di Domenico Bertelloni la fonte acquisì l’attuale fisionomia. Una colonna seicentesca adornata con volute e teste leonine appoggia sul plinto dal quale sgorga l’acqua trattenuta da un bel catino di marmo di foggia più antica, forse appartenuto all’antica fonte di Alberico. In alto, sopra il capitello composito si erge la figura del dio che alludendo al suo ruolo di messaggero e di protettore dei commerci, solleva un rotolo con la mano destra, mentre con la sinistra trattiene la borsa. Danneggiate nel secondo conflitto mondiale la colonna e la statua, copia di quella settecentesca, furono ricollocate nel 1980.
Roberto Ghelfi