
Domenica 25 luglio – XVII del tempo ordinario
(2Re 4,42-44 – Ef 4,1-6 – Gv 6,1-15)
Miracolo vero è l’umanità che non svaluta, che non prende in giro, che non ridicolizza il poco. Miracolo vero sono tutte le persone che non ci hanno fatto sentire sbagliati, che ci hanno protetto, che ci hanno aiutato a crescere, che ci hanno aiutato a maturare, frutti buoni e dolci per essere consegnati alle altrui fami.
Miracolo vero è che prima della condivisione del pane e del pesce la folla non fugge ma si siede. Nella propria fragilità, nella propria assenza. Sedersi in quel silenzio, sedersi comodi, c’era molta erba in quel luogo, era un giardino, come quello di Eden, perché paradiso non è avere tutto ma sedersi e amarsi in quel bisogno fragile e bellissimo che siamo. E’ quando vediamo uomini e donne che non vivono più nell’affanno, che non rincorrono niente, che non pretendono niente, che si amano così tanto da sedersi pacifici, nel silenzio profondo del loro essere, senza ansie, pacifici e comodi, su un cuscino d’erba nello sguardo luminoso del divino. E sorridono beati.
Miracolo vero è quando Gesù prende i pani, e non gli importa quanti sono e non fa conti e non recrimina, li prende e basta, miracolo vero è quando le persone prendono la vita così come viene, senza piegarla alle proprie pretese, e ringraziano, come Gesù. Sono le persone che ringraziano nonostante la vita, nonostante quello che noi chiameremmo poco o niente. Ma ringraziano davvero, perché vedono luce dentro il frammento delle cose, perché vedono Tutto dentro le briciole.
Miracolo vero è in quel “dare” di Gesù. Perché è gratuito, ma più ancora perché in quel momento costruisce una relazione. Per dare Gesù ha avuto bisogno di mani che ricevessero. Miracolo vero è ogni relazione umana. È l’umano che ha fame dell’umano.
Miracolo vero è che nessuno dice che i pani e i pesci si moltiplicavano ma che l’amore sazia la vita. Per un momento, fino alla mattina dopo, per fortuna. Poi sarà ancora fame di vita. Miracolo è questa vita che si muove sazia e affamata, sistole e diastole di un cammino in cui pieno e vuoto, luce e ombra, giorno e notte, indicano che il tempo scorre sempre, scorre verso l’Amore.
don Alessandro Deho’