Gli studenti lunigianesi di fronte al nuovo esame di Maturità

Ennesima modifica dell’esame di Stato. Ma ora la scuola deve ripartire dopo due anni difficili

L'ingresso a scuola di alcuni studenti delle Superiori
Immagine d’archivio dell’ingresso a scuola di alcuni studenti delle Superiori

“Ci sarebbe da scrivere il solito articolo sull’ esame di Stato” mi dice il direttore del nostro settimanale. Mi verrebbe la voglia di rispondergli che io sono in pensione da qualche anno e sia quando ero preside sia dopo, ne ho visti passare di esami di Stato che scriverne è diventato un esercizio di masochismo stucchevole. Perchè? Ma perchè la scuola sembra all’insegna dell’eracliteo panta rei, cioè tutto scorre, tutto passa, non c’è nulla di fermo, di stabile, una sorta di… liquidità scolastica; ci riferiamo cioè alla mancanza di una riforma strutturale che dia stabilità e che sviluppi i buoni effetti nel tempo. Oggi accade spesso che quando ci si è abituati a una pratica, a un’organizzazione magari anche positiva, ecco che arriva il ministro della pubblica istruzione di turno che cancella e rimette lì una novità.

Un esempio di esame di maturità al tempo del Covid-19
Un esempio di esame di maturità al tempo del Covid-19

Dunque perchè scriverne? Per dare conto dell’ennesima volontà di cambiare, stravolgere? Ora se questo fosse all’insegna della capitalizzazione delle esperienze per traguardi più ambiziosi potrebbe anche starci ma invece la scuola sembra il territorio nel quale tutti i ministri desiderino lasciare il segno, il proprio segno e basta. Già in passato avevamo lamentato questa smania di modificare, di mettere in atto piccoli e quasi sempre inutili ritocchi e poi immancabilmente l’abitudine di fare il…tiro all’esame che fa venire davvero la voglia di dire: non scriviamone più! Ci sarà comunque tempo per fare una breve storia dell’ esame di Stato e ci si renderà così conto che è stato ogni anno un susseguirsi di modifiche (tutte le materie, alcune materie, le buste, la tesina, soltanto presidente esterno,…).

Un momento di una lezione in una scuola superiore
Un momento di una lezione in una scuola superiore

Ma veniamo ad oggi e adempiamo a quanto ci viene richiesto. Che dire? La novità di questo, come dello scorso anno, è il Covid-19 che ha imposto una diversa organizzazione del rito conclusivo del ciclo di studi. Le impressioni di alcuni docenti della scuola secondaria di secondo grado sono perlopiù di rassegnata accettazione delle disposizioni ministeriali. Una professoressa mi confessava che non sono più i tempi nei quali anche per i docenti era motivo di soddisfazione assistere durante l’esame a un bel colloquio o a una prova scritta ‘perfetta’ di alcuni loro studenti. Come lo scorso anno gli alunni non hanno sostenuto le prove scritte. E qui verrebbe da dire: sono stati per mesi in classe, hanno svolto compiti di matematica, italiano, latino…. e perchè non potevano affrontare anche le prove scritte? Si poteva capire lo scorso anno ma quest’anno perchè non dare un segno di una ritrovata normalità? Qualche docente mi fa presente che potrebbe essere una sorta di sconto ai maturandi, comunque tutti promossi, visto che la scuola non è riuscita nell’intento di preparare adeguatamente i suoi studenti. Altri che si è voluto evitare il più possibile la pratica del ricorso avverso alle decisioni di non promozione. Si potevano comunque calibrare le prove scritte tenendo conto anche di qualche defaiance della scuola, imposta dalla pandemia. In sostanza tutto l’esame si è svolto con un’unica prova orale articolata in varie parti: discussione dell’elaborato riguardante le materie di indirizzo, assegnato dai consigli di classe entro il 30 aprile e riconsegnato dagli studenti entro il 31 maggio; discussione di un breve testo di letteratura italiana, poi di un argomento scelto dalla commissione, presentato al candidato mediante un documento (testo, immagine,…), a partire dal quale il candidato era tenuto a individuare ed esporre il collegamento fra le varie materie. Infine la quarta parte del colloquio prevedeva la presentazione dell’esperienza di PCTO (ex alternanza scuola lavoro). Non sappiamo se questa sarà l’ultima volta di un esame di Stato fatto così, se la pandemia avrà lasciato qualche segno anche nella scuola. Certamente questi ultimi due anni scolastici sono da archiviare in fretta e sarà necessario ritrovare punti fermi dai quali ripartire, anzi forse la ripartenza potrebbe essere l’occasione per avviare la riprogettazione della scuola italiana, salvando buone pratiche, abbandonando altre che sono di ostacolo ad una scuola che non può più rinviare il suo rinnovamento.

Fabrizio Rosi