Il festival organistico: concerti per valorizzare le nostre chiese

Più che positivo il bilancio dell’edizione 2021

Il gruppo di sacerdoti e seminaristi della Diocesi che si è esibito nel Duomo di Carrara

Chiuso il sipario del Festival organistico apuano e il bilancio è più che positivo. La sfida è stata vinta. Rispetto alle edizioni precedenti sono aumentate, in modo considerevole, le presenze: non il solito pubblico di “aficionados” ma anche volti nuovi, giovani e famiglie. Benché le proposte musicali si rivolgessero ad un “pubblico di nicchia”, chi ha seguito i vari concerti è rimasto colpito per la varietà delle proposte: anzi forse è stata proprio questa la formula vincente dell’edizione 2021. Quattro concerti, per quattro serate indimenticabili.
A Bagnone, il duo Cassone e Frisè – “tromba ed organo” – è stato apprezzato per la limpidezza dell’impasto sonoro e l’interpretazione, sempre attenta al periodo storico, e ai dettagli della partitura. Il “duo”, affiatato da tanti anni di musica insieme, ha riscosso fragorosi applausi da parte del pubblico che ha riempito la chiesa di san Nicolò, nel pieno rispetto delle norme anticovid. Il Comune di Bagnone, nel sostenere il progetto, ha rimarcato il valore della proposta culturale e musicale che vuole rafforzare la consapevolezza del grande patrimonio artistico che è custodito nei nostri paesi, soprattutto nelle chiese.
Nella splendida cornice del duomo di Carrara, è andato in scena un evento unico nel suo genere: un gruppo di sacerdoti e seminaristi della Diocesi ha approfondito la conoscenza e la pratica del canto gregoriano ed ha offerto un repertorio originale, con una esecuzione vocale dalle sonorità monumentali. L’organista Ferruccio Bartoletti ha dialogato con l’ensemble “Pro cantione Sacra”, improvvisando sull’organo “Mascioni”. Le severe melodie medievali venivano stemperate in un impasto dissonante, fino all’atonalità, creando così atmosfere di potente suggestione e trasporto mistico. Il concerto, come detto nella introduzione, voleva anche avere un carattere “sperimentale”: era infatti la prima volta che si proponeva un accostamento di linguaggi musicali apparentemente così distanti. Il pubblico ha mostrato di apprezzare e condividere sia il progetto sia la sua concreta realizzazione, cadenzando, con numerosi e spontanei applausi, i vari momenti della serata.

Pontremoli. Chiesa concattedrale

Anche nel Duomo di Pontremoli il concerto degli allievi della scuola diocesana di organo, ha ricevuto elogi davvero lusinghieri. Le esecuzioni sono state di notevole livello, per la qualità del programma presentato e per l’abilità raggiunta dagli esecutori, tra i quali anche un giovanissimo studente che arrivava appena alla pedaliera. Il maestro Bartoletti e don Luca Franceschini hanno ricordato a tutti che la “scuola diocesana” è nata, prima di tutto, per preparare gli organisti che dovranno suonare durante le liturgie delle nostre chiese, ma anche per offrire, a chi lo desidera, un percorso finalizzato al raggiungimento di perfezionamenti interpretativi.
Infine, l’ultimo concerto in programma si è tenuto nella Cattedrale di Massa. Ha suonato Eugenio Maria Fagiani, nome noto nel panorama organistico internazionale, e organista del Santuario francescano della Verna. Ha presentato un itinerario musicale che da J. S. Bach è arrivato fino al Novecento inoltrato, passando per il Romanticismo francese e mettendo, così, in risalto le caratteristiche timbriche dell’organo “Jardine”, ricco di una tavolozza di colori musicali che occupa l’interno arco dei suoni scuri e profondi fino a quelli acuti e brillanti. Grande entusiasmo ha suscitato l’improvvisazione sul tema dell’ “Inno al Crocifisso”, quello che viene cantato nei venerdì di quaresima e che è un po’ identitario della devozione massese. La melodia è stata esplorata in tutte le potenzialità armoniche, accostando elaborazioni e rifiniture, tramite i diversi registri solisti, fino all’esplosione finale con un “tutti” maestoso.
Soddisfazione per la riuscita del Festival è stata espressa dagli organizzatori. “Il nostro intento – hanno spiegato – è di valorizzare gli organi del territorio offrendo percorsi musicali aperti all’antico e al moderno, con la speranza che l’annuale rassegna – un unicum nella nostra provincia – sia sempre seguita dal pubblico e apprezzata per le novità che propone”.

Renato Bruschi