Quell’incontro tra San Francesco e Sant’Antonio

1221 – 2021. Ottocento anni fa ad Assisi

Pietro Paolo Agabiti, “San Francesco fra Sant’Antonio da Padova e San Bernardino da Siena” (1530). Jesi, Pinacoteca Civica

Maggio 1221, Assisi. Antonio, frate minore, portoghese, sconosciuto ai più, arrivato naufrago dal Marocco, incontra per la prima volta Francesco di Assisi. Le fonti tacciono su questo incontro, ma gli sviluppi successivi, testimonieranno un fecondo rapporto se pure marcato da una diversità. Francesco muore nel 1226 e viene dichiarato santo nel 1228; Antonio morirà nel 1231 e già nel 1232 è santo per opera del papa Gregorio IX. A queste si aggiungerà nel 1255 quella di S. Chiara.
Nel giro di poco tempo il movimento francescano avrà tre santi. È ordine “nuovo”, destinato ad un eccezionale successo, diventando protagonista sulla scena pastorale del XIII secolo. Santi diversi, per storia personale e esperienza religiosa.
Antonio non ha conosciuto gli inizi del francescanesimo in Assisi, lui è portoghese, e, a differenza di Francesco, che è laico, è un canonico regolare, è sacerdote, ha una formazione religiosa e culturale che i primi compagni di Francesco non hanno. Questa esperienza religiosa e culturale farà di lui un celebre e dotto predicatore, autore di una notevole raccolta di sermoni che sono giunti a noi. In qualche modo Antonio realizza la svolta francescana nel modo di intendere quella che Francesco chiamava la vita “secondo il Vangelo” e dall’altra, il suo stile di predicatore, manteneva tutta la freschezza evangelica di Francesco e la volontà di pacificazione sociale voluta dal Santo di Assisi. Antonio, nel Monastero Agostiniano di Coimbra, aveva in se stesso domande insolute.
L’esperienza di incontrare alcuni francescani e futuri martiri gli garantì la possibilità di avere “risposte”, abbandonando il monastero per diventare “minore”; sino al sogno, irrealizzato, del martirio in Marocco. Uomo di “domande”, di eroica generosità, di volontà missionaria, desideroso di donare la vita, Antonio si scontrerà con la malattia, il rimpatrio, la tempesta, il trovarsi in terra italiana. Saranno le tappe di nascita del nuovo uomo, che diventerà il predicatore, l’operatore di miracoli, verrà ricordato non più come il portoghese, il canonico: ma S. Antonio di Padova.
Nell’esperienza francescana Antonio aderirà fino in fondo al progetto pastorale di Papa Gregorio per la missione verso le eresie, la pacificazione delle città dell’Italia settentrionale, l’insegnamento della teologia. Egli sarà protagonista anche di svolte dentro l’Ordine, nel capitolo del 1230 e nella questione dell’obbligo del Testamento di S. Francesco.
Con nuove scelte la fraternità si trasformerà in un ordine religioso, che avrà in S. Bonaventura un quasi secondo fondatore. Non va dimenticato il biglietto di Francesco ad Antonio con il permesso di insegnare teologia ai frati, segno della stima verso Antonio ma anche della comprensione, “sofferta”, del Santo di Assisi circa il processo evolutivo dell’Ordine in direzione clerico-pastorale Beatificando Francesco e Antonio papa Gregorio offriva due stili di vita: la semplicità di S. Francesco e la sapienza di S. Antonio.

D. Pietro Pratolongo