La Verità è amare la vita in frantumi

Domenica 23 maggio – Pentecoste
(At 2,1-11 – Gal 5,16-25 – Gv 15,26-27; 16,12-15)

La Verità è un soffio lieve, non la puoi trattenere, non la puoi conservare, spinta nei libri gioca a girarne le pagine lasciando dietro di sé solo un ricamo d’inchiostro che diventa scia, già nostalgia di lei che ha visitato e poi se ne è andata. La verità, quando la spingi nella vita degli uomini si trasforma in un respiro, soffia e non rimane, fluisce e refluisce, non lascia mai le cose come stanno, non rimane possesso di nessuno (il respiro si riposa solo sulle labbra dei morti). Lo Spirito della Verità, dice il Vangelo, il Pneuma della Verità: perché la Verità non è altro che Soffio.
La Verità è vento che ci precede e ci sospinge, che soffia improvviso ma che a volte tace, e nessuna invocazione lo commuove. La Verità è Vento e noi ne sentiamo il brivido quando ci accarezza la pelle ma lo comprendiamo solamente quando accettiamo di diventarne parte, quando scopriamo la vocazione di polline e ci lasciamo trasportare. La Verità è lo Spirito che soffia a impollinare la terra di compassione.
Lo Spirito della Verità è il soffio senza giudizio baciato sui discepoli mentre “si trovavano insieme in uno stesso luogo”, Verità è quando impariamo l’umiltà di raccogliere le macerie, di mostrare che noi siamo quelle macerie, sicurezze più volte andate in frantumi. Verità è che noi siamo come i discepoli, frammenti raccolti in un unico luogo, donne e uomini che hanno sempre bisogno di essere avvolti da un respiro di misericordia. Verità è che non siamo mai “tutti d’un pezzo” ma sempre mosaico complesso, contradditorio, affascinante. Verità è l’arte della cura dei frammenti, è il poetico sguardo che si commuove per tutto quello che il mondo considera sbagliato, Verità è amare la vita in frantumi.
La Verità è un Vento dall’alto e una casa che respira e fuoco che torna a scaldare le vite. La Verità è un gruppo di discepoli frantumati che tornano a parlare lingue diverse. Non più il falso linguaggio uniformato imitato per infantile ammirazione di quel maestro così inarrivabile, non più il linguaggio unico di una setta scalcinata di discepoli in cerca di appartenenza ma lingue diverse, il Respiro di Verità non riporta le cose a prima di Babele ma conferma che la pluralità delle lingue è un regalo divino e non una punizione.
Anche la lingua è vera solo se va in frantumi. La Verità è la benedizione delle differenze. La Verità ha bisogno del diverso per ipotizzare cammini e non incagliarsi nell’identico. La diversità delle lingue abilita all’ascolto, alla domanda, alla fatica della comprensione, al conflitto, alla rottura e alla ricucitura. La Verità è questo. è viva, chiede cammino, impegno costante.

don Alessandro Deho’