
Ma al webinar del Parco di Montemarcello-Magra-Vara in cui si è discusso della gestione futura del Magra la Lunigiana era quasi del tutto assente

Sulla gestione futura del Magra – ne abbiamo scritto la scorsa settimana a margine del problema dei rifiuti spiaggiati alla foce – il dibattito è entrato nel vivo. A dare impulso alla discussione è stato il Parco regionale di Montemarcello-Magra-Vara, che la settimana scorsa ha radunato istituzioni del territorio e associazioni di categoria attorno a un tavolo (virtuale) per presentare la propria proposta per il Magra: “Progettiamo il nostro futuro con i contratti di fiume” il titolo del webinar che ha avuto come relatori tecnici ambientali, dirigenti pubblici e consiglieri regionali liguri. Due i temi emersi dal dibattito. Il primo, di natura più operativa e più ravvicinata nei tempi di potenziale attuazione, verte sulla gestione dei sedimenti di ghiaia e biomasse, indicata da molti come una degli argomenti centrali del futuro contratto di fiume. Sullo scottante tema dei legnami, nel corso del seminario online è stata ufficializzata la proposta del Parco di Montemarcello-Magra-Vara, illustrata dal direttore Antonio Perfetti: il progetto è quello di creare attorno alle biomasse un progetto di economia circolare teso a valorizzare i beni comuni e creare una filiera di relazioni tra monte e valle tesa a ridurre il problema delle biomasse al mare; un piano che potrebbe creare fino a 100 posti di lavoro in 5 anni tramite attività di prevenzione dei rischi connessi alla vegetazione fluviale. Il piano prevede attività di taglio selettivo e l’affido delle biomasse a imprese specializzate. Nove i siti di intervento, per 560 ettari; una di queste è in Lunigiana, nel settore di Magra che va dalle rive di Barbarasco e Terrarossa fino a quelle di Aulla e Podenzana.

8,3 milioni di euro l’investimento quinquennale che il commissario del Parco, Piero Tedeschi, confida di finanziare con i fondi del PNRR legati alla misura M4-C2 riguardante tutela del territorio e della risorsa idrica. La seconda tematica, di più lunga scadenza, è quella del contratto di fiume: in Italia ne sono stati stipulati già oltre 200 e il Magra sembra non potersi sottrarre; si tratta di mettere insieme istituzioni e portatori di interesse nel campo produttivo, turistico e ambientale per condividere una serie di impegni e politiche per il miglioramento delle acque superficiali e sotterranee (dal Magra si capta acqua potabile per quasi 200 mila persone), per gestire i rischi alluvionali, tutelare l’ecosistema, manutenere le difese spondali, lavorare per la valorizzazione turistica e coordinare le attività economiche legate al fiume. La costituzione del Parco Nazionale del Magra, in questo contesto, appare l’orizzonte ultimo del contratto. Nel corso del webinar, l’ipotesi di un contratto di fiume ha accolto unanime disponibilità, a partire da quella dell’istituzione più importante, l’Autorità distrettuale di Bacino dell’Appennino Settentrionale (l’ente che ha inglobato le autorità di bacino di tutti bacini liguri e toscani, compresa la vecchia autorità di bacino del Magra), rappresentata dal segretario generale Massimo Lucchesi. Molti interventi hanno fatto riferimento alla Lunigiana: da Davide Natale, vicepresidente della commissione ambiente di Regione Liguria (“Toscana e Liguria devono lavorare assieme per giungere al contratto di fiume”), a Marco Masi, dirigente di Regione Toscana per la tutela delle acque interne e delle coste, che ha evidenziato come sul Magra “le attività economiche di maggiore importanza si concentrano nel tratto ligure ma anche la Toscana deve dare il suo contributo”, fino a Pamela Giani, del Consorzio di bonifica Toscana Nord, che ha evidenziato la disponibilità dell’Ente a fare la propria parte, forte già della collaborazione in atto con l’Unione dei Comuni della Lunigiana. Ma sono proprio le istituzioni lunigianesi, per il momento, a rimanere fuori dal dibattito che le interessa da vicino: al seminario online si è registrata la presenza del solo sindaco di Podenzana Marco Pinelli e, per un breve periodo, dell’assessora aullese Giada Moretti.
(Davide Tondani)
Sul costo per la pulizia delle spiagge c’è chi vorrebbe coinvolgere la Lunigiana

L’atteggiamento silente, o forse poco interessato, delle istituzioni lunigianesi e dei suoi rappresentanti ai livelli istituzionali superiori, sta tuttavia diventando sempre più difficile da mantenere, di fronte a sollecitazioni che dalle aree terminali del Magra si fanno sempre più intense. È di pochi giorni fa la notizia che l’ATO rifiuti della Provincia della Spezia ha comunicato che per il 2021 il costo dell’intervento di rimozione dei rifiuti portati dal Magra sul litorale è stato quantificato da parte di Acam in 180mila euro per il Comune di Sarzana e in 165mila euro per il Comune di Ameglia e che tale costo verrà ripartito tra tutti i comuni di parte ligure che si affacciano sul Fiume Magra: oltre ai due comuni della foce, si tratta di Vezzano, Santo Stefano, Arcola, Lerici. Se per la sindaca di Sarzana Cristina Ponzanelli si tratta dell’attuazione di un principio di giustizia, non alla stessa maniera la pensano i comuni a monte. Il primo a puntare il dito verso la Lunigiana – ma probabilmente ad esso si accoderanno in tanti tra amministratori e politici – è stato Carlo Canese, segretario del Pd di Arcola, che ha rimarcato, tra le altre cose, l’iniquità di “una misura che colpisce esclusivamente i comuni liguri escludendo quelli toscani, dove il corso del Magra è molto più esteso di quello ligure, anche considerando l’affluente Vara”. Siamo alle prime punture di spillo, ma è facile prevedere che per i comuni lunigianesi si sta avvicinando, volenti o nolenti, il tempo di un pieno coinvolgimento sul tema della gestione del Magra. (d.t.)