
Itinerario tra le piazze della Lunigiana Storica. Prima del 1322 erano uno spazio unico, edificato verso la Magra e aperto sul Verde. Poi venne diviso dalla costruzione della Cortina di Cacciaguerra

L’assetto architettonico di Pontremoli presenta al visitatore le forme di un processo edilizio maturato nel tempo, costruendo e ricostruendo, nonostante le differenze stilistiche dei singoli edifici e le ininterrotte mutazioni, un ambiente urbano privo di sostanziali discontinuità: così appaiono nel cuore del centro storico di Pontremoli, piazza del Duomo e piazza della Repubblica.
Prima del 1322 erano uno spazio unico, edificato verso la Magra, dove si trovavano la chiesa di Santa Maria di Piazza, il palazzo comunale, il monastero e la chiesa di San Giovanni Battista. Aperto sul torrente Verde ad occidente ed attraversato dalla via Francigena, fu luogo di mercato, d’incontri e di scontri, di fiere e di feste, di esecuzioni capitali e di civiche adunate.
Era baricentrico rispetto alle due più antiche realtà urbane di Pontremoli: il Sommoborgo, guelfo, esito delle espansioni lungo la via Francigena dell’originario nucleo castrense, ed il Borgo basso o Imoborgo, ghibellino, sorto a controllo del nodo dei ponti situati sull’estremità inferiore della penisola ritagliata dalle acque del Verde e della Magra.

Divenuto teatro di scontri tra le due opposte fazioni politiche, Castruccio Castracani, signore di Pontremoli, lo divise per sempre con un muro-fortezza chiamato Cacciaguerra. Le due piazze che ne nacquero, quella di sopra e quella di sotto, anche quando le antiche ostilità assunsero forma dialettica e non più cruenta, si specializzarono manifestando, attraverso l’architettura, le loro antiche prerogative civiche e religiose.
La cortina trecentesca munita di tre torri, già nel Cinquecento, era divenuta muro di spina per una sequenza di edifici residenziali.
La torre maestra, quella centrale, messa a presidio della porta e della strada fu sormontata, nel 1578, oltre l’imposta delle piombatoie, da una slanciata cella campanaria a quattro fornici, a tutto sesto, bilanciata da un’elegante lanterna ottagonale con cupola estradossata. Divenne la torre civica, oggi nota come il Campanone, emblema di Pontremoli. Durante i secoli successivi gli interventi architettonici sembrano coordinati da un unico intento che, rielaborando ed aggiornando le antiche aspirazioni municipali, trasforma gli edifici delle piazze in un complesso spaziale unitario, espressione dell’individualità storico-culturale della città.
Dal 1636 al 1723 quando fu consacrata, la parte orientale della piazza superiore, dove si trovava la chiesa medievale di Santa Maria di Piazza, fu occupata dal cantiere della nuova chiesa di Santa Maria del Popolo, progettata dall’architetto cremonese Alessandro Capra. Fu realizzata secondo i modelli della Controriforma, con cupola estradossata, ampia navata coperta a botte lunettata e luminoso transetto ornato di stucchi preziosi.

Si potrebbe già dire, per dimensioni e struttura, la cattedrale in pectore di una nobile città, titolo conferito a Pontremoli il 1° agosto 1778, con sede vescovile dal 1787, anno dell’istituzione della Diocesi e dell’erezione in cattedrale, con il titolo di Santa Maria Assunta, della nuova chiesa.
Di fronte alla cattedrale, ornata dalla facciata del fiorentino Vincenzo Micheli nel 1881, chiude la prospettiva della piazza il neoclassico palazzo episcopale con lo scalone a doppia rampa, che durante le solennità liturgiche, quando in forma processionale, al suono delle campane, il vescovo si reca in cattedrale, si trasforma quasi in scenografica macchina teatrale.
Piazza della Repubblica, contrariamente a quella del Duomo, è orientata in senso longitudinale; ad oriente si trova il Palazzo comunale, dai portali barocchi applicati su quelli gotici, preceduto da un elegante portico settecentesco con ampia terrazza superiore.
Il grazioso campanile a vela, in asse con l’ingresso, fa da riscontro al maestoso stemma degli Asburgo Lorena che adorna il fastigio del tribunale. L’austero edificio dalle finestre distanziate dispone sul contro-asse della piazza un solenne pronao ionico, corrispondente alla sala delle udienze. L’esigenza di fare della piazza il salotto della città, si avverte nell’allineamento dei cornicioni degli edifici, nel trattamento delle facciate e degli ornati: quelle più semplici esaltano la maggior complessità di altre, come quella di Palazzo Pavesi, attribuito a Giovanni Battista Natali, che chiude la piazza verso mezzogiorno, trasformato in fondale barocchetto del Premio Bancarella. Talmente forte è la necessità di avere finestre di uguali dimensioni che il multiforme ingegno dell’artista trasforma quelle dell’ultimo piano in portefinestre; le adorna di eleganti parapetti in ferro battuto ma la linea della cornice, indicata al piano nobile come marca-davanzale, al piano superiore, diventa insolitamente il livello del piano di calpestio o marca-piano.
Più sobrio è il prospetto barocco di Palazzo Bocconi, sorto sulle vestigia dell’antica chiesa di San Giovanni Battista, dove la gerarchia dei piani è chiaramente leggibile. Ma non c’è piazza senza il suo caffè ed a Pontremoli ce n’erano due, quello in piazza del Duomo di Marco Antonio Ceppellini oggi non esiste più, mentre l’altro si trova accanto al portico del comune in piazza della Repubblica. Noto come Pasticceria e Caffè degli Svizzeri il locale conserva ancora l’arredo liberty che lo rende unico come i tipici dolci (amor) prodotti dai gestori.
Roberto Ghelfi