
Due testimonianze dalle parrocchie e dalla diocesi

Il difficile momento che l’Italia e il mondo intero stanno attraversando a causa della pandemia e del suo drammatico “effetto domino” sulla salute, sul lavoro, sull’economia e sull’educazione è stato evidenziato anche dai vescovi italiani, riuniti nel Consiglio Permanente Cei alla fine di marzo.
Quest’ultimo aspetto riguarda non solo tutte le difficoltà e le criticità per proseguire le attività didattiche del mondo della scuola, ma anche il percorso di iniziazione cristiana delle parrocchie, guidato dai parroci e dai catechisti, dove bambini, ragazzi e famiglie stanno facendo i conti con un tempo inedito ed incerto, da ormai oltre un anno. Dal territorio diocesano provengono due testimonianze dalle parrocchie che nei mesi di maggio e giugno saranno alle prese con la celebrazione dei sacramenti dei bambini e dei ragazzi.
Sulla Costa, don Luca Franceschini, parroco della Visitazione a Massa, si esprime in questi termini rispetto allo stato d’animo delle famiglie: “Non saprei dire se c’è più rassegnazione, abitudine o consapevolezza; tuttavia tutti sono pronti a reagire alle restrizioni e a celebrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana, sia pure ‘in modalità covid’”.
Per quanto riguarda le Cresime, queste sono state “regolate” con due candidati alla volta, per coloro che erano riusciti a non perdere i contatti con la parrocchia; poi, successivamente, con quanti si sono rimessi in cammino, soprattutto attraverso la partecipazione alla messa domenicale.
Rispetto alle Prime Comunioni, don Luca sottolinea come si sia riusciti ad organizzare anche qualche incontro di preparazione in presenza, con tutte le attenzioni del caso, sottolineando l’importanza di ritrovarsi almeno per la messa domenicale. “Abbiamo cercato di dividere la partecipazione dei ragazzi un po’ su tutte le messe per non creare assembramenti; inoltre, faremo tre gruppi per la celebrazione del sacramento, avendo una chiesa che non può ospitare più di 62 persone”.
L’altra testimonianza proviene, invece, dalla Lunigiana, in particolare dalla parrocchia di san Colombano in Pontremoli, dove il parroco, don Pietro Pratolongo, nota come purtroppo la preparazione ai sacramenti abbia dovuto fare i conti con le restrizioni dovute alla pandemia, risultando limitata. “Notevole è stato il senso di responsabilità dei catechisti e dei ragazzi che si sono incontrati “a distanza” grazie alle piattaforme digitali, dimostrando un forte impegno verso la preparazione ai sacramenti. Ma, venendo meno la possibilità di svolgere i ritiri di spiritualità e gli incontri con le varie realtà del territorio, questo ha condizionato la qualità della relazione educativa tra catechisti e ragazzi”. Anche in questa occasione verranno effettuati due turni di Prima Comunione e di Cresime, per permettere alle famiglie di vivere questi momenti significativi nel massimo della sicurezza. “I sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita”.
Diceva il cardinale Carlo Maria Martini nel 2012, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Un pensiero che viene ripreso da sr. Sandra Borruto, direttrice dell’Ufficio Diocesano Evangelizzazione e Catechesi, che al riguardo commenta: “Il significato e il valore dei sacramenti che la Chiesa compie è rendere presente la Grazia di Dio nei passaggi fondamentali della vita, che diventano importanti anche per riallacciare o rafforzare i legami con i bambini e con le famiglie che a causa della pandemia, ma non solo, si presentano oggi ‘sfilacciati’.
Se la scristianizzazione, infatti, è un fenomeno precedente alla pandemia, mai come in questo periodo i nostri bambini e, in generale, le nostre comunità hanno necessità di questa Grazia operante, e di un re-inserimento laddove i percorsi si sono interrotti o dove ad interrompersi è stata la partecipazione alla celebrazione eucaristica”.
“Vi chiedo di non perdere l’entusiasmo, non cedete allo scoraggiamento e allo sconforto”, ha scritto recentemente papa Francesco in un messaggio rivolto ai catechisti, in occasione del 60° di istituzione dell’Ufficio Catechistico Nazionale: un appello che in questo tempo indica uno stile per le comunità. (df)