Lalla Tassi ricorda la presenza in città e nel territorio dei soldati di colore della “Bufalo” che “invase” l’Italia
Soldati della “Buffalo” impegnati sul fronte del Cinquale all’inizio del 1945
Tra i volumi della mia biblioteca notavo la copertina di un libro dove un soldato di colore, Eugenio Graham, veniva decorato da un ufficiale pure esso afroamericano: il titolo del libro “Bufalo”. Pensa e ripensa con i miei ricordi ormai sfumati nella nebbia del tempo, mi sovviene che “Bufalo” era la divisione americana che aveva liberato La Spezia, Genova, tutta la Lunigiana e Pontremoli.
Mi immersi nella lettura con grande interesse: dalla linea dell’Arno alla pianura del Serchio, Lucca, monte Castellaccio la morsa intorno alla linea Gotica, gli scontri con la divisione Monterosa e, dulcis in fundo, XVIII capitolo, “La resistenza tedesca a Pontremoli”. Sono passata, subito alla sua lettura, tralasciando quella già intrapresa: ho provato una profonda emozione.
Dal libro: “Ci troviamo sulla cosiddetta Costa dei Cappuccini nel monte Galletto alla nostra destra scorre un torrente il cui letto infossato limita il raggio d’ azione degli esploratori. Si susseguono scontri tra i carri armati tedeschi Tigre e gli Sherman. La battaglia di Pontremoli è ricominciata. Dall’ una e dall’ altra parte si combatte con furia selvaggia, le mitragliatrici hanno le canne puntate su Pontremoli… gli esploratori si muovono rapidi verso Pontremoli… ora il battaglione entra nell’ abitato… i nostri compagni avanzano rapidamente. I soldati si dirigono a Gravagna e Grondola, qui sono accolti come eroi. A Grondola il Parroco dà il benvenuto e regala delle immagini benedette della Madonna di Montemessa (io penso sia Montemese). I partigiani della divisione ‘Berretta’ sono scesi a Grondola e ne hanno fatto la base delle loro operazioni. I soldati della ‘bufala’ hanno lasciato Grondola per attaccare i tedeschi nei dintorni di Pontremoli. Il contributo dei partigiani è stato importantissimo, perché grazie a loro il nemico in ritirata, non ha potuto far saltare o minare la centrale elettrica. I tedeschi avevano già deciso di compiere questa opera di distruzione quando si trovarono difronte la divisione Beretta ben decisa ad impedirlo. Incalzati dagli alleati da un lato e ostacolati dai partigiani dall’ altro, i tedeschi hanno dovuto rinunciare al loro proposito. Chiusa tra due branchie della tenaglia, la forte colonna tedesca in ritirata ha dovuto arrendersi lungo la strada per Parma. Gli abitanti di Pontremoli sono in delirio; tutti si riversano nelle strade per festeggiare i liberatori, dapprima mostrandosi timidi e restivi. Non osavano credere che per loro la guerra fosse davvero finita. Quella stessa notte, i fascisti scelsero a caso tre giovani prigionieri italiani e li fucilarono in piazza della Repubblica per dare una lezione a coloro che simpatizzavano per gli alleati. Sul palazzo della Pretura una targa ricorda il martirio di questi tre giovani. Quando il plotone di esecuzione falciava quelle tre giovani vite, mancavano poche ore alla liberazione di Pontremoli”.
Settant’anni fa, il 25 aprile 1951: partigiani in festa a Pontremoli
L’intervento in piazza a Pontremoli del comandante partigiano Primo Savani “Mauri”, eletto sindaco di Parma nell’aprile 1946.
E’ il 25 aprile 1951, Pontremoli festeggia il sesto anniversario della Liberazione con una grande cerimonia che richiama in città centinaia e centinaia di patrioti. L’archivio della locale sezione dell’Anpi conserva le immagini del lungo corteo diretto in piazza della Repubblica dove, dopo l’omaggio delle corone di alloro alle lapidi e al monumento ai caduti, sale sul palco l’avv. Primo Savani.
Comandante partigiano, indiscusso protagonista della Resistenza nel parmense a fianco della pontremolese Laura Seghettini, notissimo a compagni e nemici con il nome di battaglia di “Mauri”, Savani fu il primo sindaco di Parma proclamato dal primo Consiglio Comunale eletto a suffragio universale nella primavera 1946.
E nella sua doppia veste di partigiano e sindaco tenne un lungo e appassionato discorso di fronte ai patrioti che affollavano la piazza e che, in molti casi, erano stati suoi compagni nelle formazioni partigiane durante i venti mesi dell’occupazione nazifascista.
A 76 anni dalla Liberazione, nella ricorrenza del 25 aprile voglio ricordare i soldati della Brigata “Bufalo”, i loro morti, i feriti e se ve ne sono ancora – me lo auguro – i sopravvissuti: misero fine ad una guerra, che per ben cinque anni aveva distrutto città, incendiato piccoli borghi e fucilato popolazioni inermi, deportazione, torture, paura, fame, malattie… il tifo. Morirono di questa malattia due miei amici: Elide di 13 anni e Renzo di 16. Il mio ricordo torna a voi soldati della “bufalo”; vi abbiamo accolto nelle nostre case, come liberatori fratelli e figli, case spoglie, fredde e voi ci avete donato cibarie di ogni specie: scatolame, latte, cioccolato. In particolare ricordo il pane: soffice, bianco, buonissimo, sembrava panettone.
Erano i primi giorni di maggio 1945, il tempo era inclemente (come era stato il precedente inverno). Il 2 maggio cadde la neve, io con alcune amiche facevo pallate di neve con i giovani soldati, nella piazzetta di Porta Parma. Abitavo dai miei nonni, a San Nicolò; la mia casa in Verdeno era inagibile, parte del tetto scoperchiata per una scheggia di un bombardamento aereo.
La casa dei nonni una volta era accogliente e ospitale, per il calore emanato dal grande camino che aveva lateralmente; sotto la cappa, due sedili in pietra, dove io sedevo a fianco del nonno che raccontava leggende fantastiche e avventure dei suoi avi. Di questi conservava nella legnaia un fucile con la baionetta, lungo almeno un metro e mezzo che chiamava “colubrina”. Ma questa casa era praticamente priva di porte e finestre: lo spostamento d’aria provocato dai bombardamenti aerei ai due ponti di Porta Parma (quello della ferrovia e quello della statale della Cisa) aveva scardinato porte e finestre e tutti gli infissi in legno, che bruciavano nel camino per poterci riscaldare.
Il 9 maggio la Brigata “Bufalo” lascia Pontremoli: i soldati inquadrati sfilano per le vie per dare l’ultimo saluto. Noi ragazze dalle finestre li applaudiamo e mandiamo baci… È una mattina fredda, basse nuvole bianche coprono il cielo… improvvisamente cadono larghe falde di neve, candide e leggere che si dissolvono sui loro volti scuri e sulle loro divise. Siamo tutti commossi… i soldati ricambiano i nostri saluti… la neve continua a cadere soffice, leggera, sembra anch’essa voler salutare i liberatori con un lieve abbraccio ed un ultimo addio. A tutti loro (il mio ricordo più sentito e la mia infinita riconoscenza.