La preghiera dei poveri può davvero vincere  il male

Cosa succede nel Sud del mondo? La testimonianza delle suore del Lieto Messaggio, da quasi trent’anni missionarie nella Diocesi di Bouar, nel piccolo villaggio di Wantiguera

Il Sud può far pensare a posti lontani, a situazioni così remote e distanti al punto da indurci ad ascoltarle o guardarle con sufficienza. Eppure questo ‘sud’ è in tutti noi, è parte di noi, come i nostri piedi e le nostre gambe. Senza di loro dove andremmo?
E quando il Sud soffre per il dolore oppure corre di gioia, anche noi dovremmo provare e sentire gli stessi sentimenti. Di questo Sud possono parlare le suore del Lieto Messaggio, che da quasi trent’anni sono missionarie nella Diocesi di Bouar, Repubblica Centroafricana (RCA), nel piccolo villaggio di Wantiguera. Tramite loro, è rappresentata la testimonianza silenziosa ed operante di tutti i missionari, ovunque essi siano nel mondo. Credo che portare attenzione alle situazioni di sofferenza dei popoli che non hanno reddito, come ad esempio la Repubblica Centrafricana, in qualche maniera e per vie a noi sconosciute generi un movimento positivo che può indurre a operare il bene chi ha il potere di farlo. Della RCA, in questi giorni, si è parlato su diversi mezzi di informazione.
Una moltitudine di nostri fratelli e sorelle si trovano a vivere un nuovo conflitto e sono costretti a lasciare le loro case per cercare rifugio in posti sicuri, come ad esempio le missioni. Come possiamo far sentire la nostra solidarietà? Può essere la coerenza della nostra vita, la consapevolezza che il nostro benessere è sostenuto dai piedi e dalle gambe del Sud.
Ecco allora l’unica cosa possibile per star bene: prenderci cura l’uno dell’altro. La tecnologia moderna ci aiuta a rimanere aggiornati sulle notizie più recenti. Inizio con le nostre suore. Il 20 gennaio, in un WhatsApp audio, dicono che “per ora sembra tutto tranquillo ma la gente preferisce restare ancora nella brousse (cioè la savana) o nelle missioni; speriamo e continuiamo a pregare”.
Cinque giorni dopo: “Noi stiamo bene, grazie. Le famiglie sono rientrate nelle loro case ma stiamo tutti sul chi va là. Noi non siamo più andate a Bouar per l’insicurezza”. Bouar è come un nostro capoluogo di provincia; una città strategica situata lungo l’unica strada nazionale che collega la capitale Bangui al Camerun e dista 150 km dal confine. “Non ci sentiamo sole, continuano. In parrocchia per il momento ci sono tre sacerdoti polacchi, uno sta imparando il sango (la lingua nazionale) e poi andrà a Bimbo, vicino a Bangui. Il vescovo, mons. Mirek, viene spesso e così pure padre Aurelio (carmelitano, direttore della Caritas della diocesi di Bouar). Abbiamo tante visite da UNICEF, Medici Senza Frontiere, il PAM (organismo che distribuisce alimenti di base alla popolazione). Comunque, la nostra speranza è riposta in Dio!”.
Il blog di p. Aurelio (http://bozoum.blogspot.com/) è aggiornato con cadenza settimanale a partire dalla concretezza della vita vissuta e permeata di cose belle e tristi, centrata nella speranza certa che l’Amore di Dio è sempre superiore a tutto. Scrive: “La preghiera dei poveri può veramente vincere il male”.
La situazione: “Gran parte del Paese è occupato da milizie ribelli, di vario genere ma abbastanza coordinate e decise ad ottenere qualcosa. Cosa sia questo qualcosa, non si capisce bene! Intanto sono riusciti a bloccare gran parte del Paese e tutto il flusso delle merci che dalla frontiera con il Camerun dovrebbero giungere a Bangui. Le varie forze armate (Centrafricani, Russi e Rwandesi) cercano di liberare la strada ma è un’impresa difficile”.
“Domenica 31, nel pomeriggio, abbiamo vissuto un bel momento interreligioso di preghiera e di pace alla rotonda di Baoro. Oltre 2.000 persone si sono riunite per una preghiera guidata da un pastore protestante, da un imam musulmano e dal parroco cattolico, p. Stefano. È stato bello, bellissimo vedere genti diverse, di fedi e origini diverse, pregare insieme. All’inizio e alla fine i presenti hanno cantato e danzato insieme. 2.000 persone che pregano sono molto pericolose, più dei ribelli e banditi vari! Possono far vincere Dio e l’umanità!”
I rifugiati sono ormai più di 15.000. Padri, sacerdoti, suore e fedeli cercano di aiutare tutti quelli che hanno lasciato la casa per paura delle violenze dei ribelli.
“Molti si stanno dando da fare, scrive ancora padre Aurelio, perché possiamo aiutare e intervenire meglio: anche la Carità è molto pericolosa! Può far vincere l’Amore!”. Grazie a tutti e tutte per la preghiera e il pensiero che dedicherete al Sud del mondo… le nostre gambe e i nostri piedi hanno bisogno di un bel massaggio tonificante.

Gianni Lazzarotti