Febbraio si ribella alla nuvolosità

Ormai manca poco: qualche giorno ancora e poi si potrà stendere il bilancio mensile di febbraio e quello di tutto il trimestre invernale. L’arrivo di un tempo più radioso nella terza, ultima e corta ‘decade’ di febbraio (òttade sarebbe più corretto!) ha il sapore di misero contentino finale dopo settimane e settimane di condizioni atmosferiche orientate in senso diametralmente opposto fin dall’inizio di dicembre. Conviene, però, accettare di buon grado questa parentesi solatìa e mite, ché poi non si sa quali lune potrebbero girare agli imprevedibili e capricciosi mesi primaverili.
Sfumata la prosecuzione della breve ondata gelida di metà febbraio, come già si diceva nel precedente numero, è toccato sottostare alla costante, accanita cappa di strati, dapprima bassi e tetri, poi a media altezza e meno oscuri, ma durati senza requie dalla notte di martedì 16 alla tarda mattinata di sabato 20 febbraio. Una settimana buia, con il solito contorno di quel che i lettori conoscono a memoria: pioviggine, foschia densa e nebbia d’avvezione nelle fasi di maggiore riduzione della visibilità da parte delle nubi basse. Il primo giorno, martedì 16, complice il ristagno dell’aria gelida affluita a suon di raffiche di tramontana tra venerdì e domenica e sedimentatasi nelle valli lunedì, si passava dal clima asciutto al freddo sempre più umido, fermo e silenzioso.
L’aria mite in arrivo in quota non interessava il fondo dei solchi vallivi, buoni ultimi ad essere gradualmente interessati dalla ripresa delle temperature. A partire da mercoledì, allo spirare di un leggero vento marino, il rialzo termico si imponeva lentamente anche nelle conche intermontane e in pianura. Una incessante precipitazione sotto forma di pioviggine o, al più, di debole pioggia, interessava i versanti occidentali dell’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano dal mattino di martedì al pomeriggio di mercoledì.
I pluviometri raccoglievano dai 10 ai 25 mm in oltre trenta ore di estenuante stillicidio sull’alta Lunigiana e lungo la costa, un po’ meno sul resto della provincia. Nel versante emiliano, invece, prevaleva il sole. Qualche piovasco, più sparso e di breve durata, si rinnovava pure giovedì 18 e venerdì 19, mentre la copertura nuvolosa, intanto, era divenuta meno bassa e opprimente, mantenendosi comunque serratissima e impedendo il benché minimo affaccio del sole.
Si doveva attendere, infatti, quasi fino al mezzodì di sabato 20 per poter rivedere qualche effimero raggio: gli ultimi rilevati dall’eliofanografo risalivano al tramonto di lunedì 15! La nuvolaglia ancora dominante sabato non consentiva nulla di meglio di altre due casuali occhiate del nostro astro maggiore nel pomeriggio e l’appuntamento con un tempo finalmente più sfolgorante era rimandato alla domenica.
Il 21, nel rispetto della previsione, si poteva classificare la giornata come serena, pur notando un cielo un po’ biancastro. In corrispondenza dei valichi appenninici si scorgeva un trabocco di nubi basse (gli alti crinali, infatti, ne erano liberi) ad indicare che, questa volta, strati nebbiosi impegnavano nel grigiore il versante emiliano. La ventilazione da N e NW destatasi alle 10 induceva un effetto favonico nel basso fondovalle lunigianese, dove le temperature massime raggiungevano e localmente superavano i 18°C nel pomeriggio tra Villafranca e Aulla e nella bassa Val di Magra.
Decisamente meno splendido si rivelava, d’altro canto, il tempo di lunedì 22: lo scorrere di una nuvolosità stratificata, più tenue al mattino e più densa nelle ore centrali e pomeridiane, rendeva più grigio il panorama, ma nulla toglieva alla mitezza della temperatura massima, pressoché invariata rispetto a domenica, salvo un calo nelle zone interessate dal foehn e un aumento in quelle oltre i 200-300 m di quota, rialzo più sensibile in montagna.
Sia lunedì 22 che martedì 23, si è registrato un sensibile calo delle temperature minime nel fondovalle con locali brinate. Persiste una sorta di aerosol atmosferico che conferisce al cielo un aspetto opalescente e un colore biancastro, da non confondersi con la foschia. La neve riveste ancora i monti, ma si vanno scoprendo i versanti più acclivi e rocciosi, dove gli accumuli sono sempre meno abbondanti. Nei prossimi giorni, sotto la ‘cupola’ anticiclonica, si avrà una fusione più accelerata del manto bianco.

a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni