Un’altra mandata di precipitazioni di gennaio

Ecco il rapporto della seconda, lunga onda perturbata riservataci da gennaio, quest’anno assai ricco di passaggi frontali con tutto ciò che ne consegue (frane, piene, valanghe e allerte meteo di vario colore). Senza dubbio, i pochi giorni di bel tempo, goduti finalmente a metà mese, non erano ancora venuti a noia a nessuno. Volenti o nolenti, però, da martedì 19, un tappeto di nubi è tornato a stendersi occupando per cinque giorni il nostro spazio aereo; con le nubi, sono riprese le piogge e le nevicate, variando di quota a seconda dello zero termico.
Gli accumuli di più passaggi frontali ravvicinati hanno reso ancor più cospicuo il totale da inizio mese, per non parlare dell’apporto complessivo fin qui da inizio trimestre invernale. Il tutto si è avviato, come si accennava, il 19, con la copertura nuvolosa sopraggiunta sulle gelate e le brinate della notte. L’aria immobile a fondovalle ha rallentato il ricambio d’aria in basso, dove il freddo umido è ristagnato fino a sera, mentre sui rilievi il soffio delle correnti meridionali ha contribuito fin da subito al rialzo della temperatura.
Mercoledì 20, la ventilazione marina si è insinuata anche nella valli recandovi aria gradualmente più mite; un ulteriore gradino termico, dai dati riportati in tabella, si nota giovedì 21, verso le condizioni più miti sperimentate venerdì 22. Le precipitazioni, continue notte-mattino di mercoledì e pomeriggio-sera di giovedì, hanno avuto un carattere intermittente e più debole nella finestra pomeriggio-sera di mercoledì e notte-mattino di giovedì. Questo ‘dosaggio’ ha permesso di assorbire meglio l’attacco sferrato dall’onda perturbata di venerdì, la più abbondante, con acqua a dirotto per due notti e una giornata intere.
Il 22 gennaio 2021, nella serie di misure pontremolesi, si è accomodato al nono posto tra le giornate di gennaio più piovose da cento anni a questa parte. Se nel fondovalle sono caduti più di 90 mm in molte stazioni (95,2 mm a Pontremoli, 91,6 a Villafranca, 92,4 a Gragnola), l’incentivazione delle precipitazioni con la quota, tipica di queste situazioni, ha fatto sì che pluviometri posti più in alto raccogliessero fino a 150-180 mm nelle 24 ore. Questa fase del tempo perturbato si è congiunta alle temperature più miti sotto il soffio impetuoso del libeccio.
La neve, continuando a fioccare oltre i 1500 m per gran parte delle successive onde perturbate, solo per poche ore si è vista costretta a tenere duro sui più alti crinali dai 1600-1700 m in su, per poi tornare a scendere solenne anche a 1200 metri e, la notte di sabato, fino a 800. Nonostante la parentesi di relativo tepore, la fusione del manto bianco è stata possibile solo sotto i 1000 m, dove un più tenue strato è tornato a posarsi nelle fasi fredde dei due ultimi, veloci passaggi di sabato notte e domenica notte.
Oltre i 1200 metri, la neve, pur ridotta rispetto ai precedenti ed esorbitanti livelli, è rimasta in discreta quantità e si è poi anche rinnovata. Portandosi ad altitudini ancora superiori, invece, dopo una breve ‘lavata’ del cospicuo mantello invernale, le fitte e bianche falde hanno assicurato lo status quo ante e, in qualche caso, persino superato i livelli già maestosi delle precedenti ‘mandate’.
Dal 19 al 24, fatti i conti, sono caduti più di 200 mm, localmente 350-400 sulle Alpi Apuane e sull’Appennino tra pioggia e neve. Le immagini meteosat e delle webcam, sparse per le località montane, insieme alle misure eseguite manualmente o tramite sonde automatiche, offrono un quadro piuttosto esauriente di quanta immacolata materia stia facendo bianca corona alle valli appenniniche.
Sia domenica che lunedì, a fasi alterne che hanno permesso un temporaneo, ennesimo transito nuvoloso – senza precipitazioni – nella mattinata di lunedì, una asciuttissima corrente da NW, maestrale più che tramontana, ha iniziato a sgombrare il cielo restituendo orizzonti nitidissimi. L’aria secca, il vento ora calmo ora gagliardo e la serenità notturna hanno rimescolato tutte le carte del regime termico e igrometrico determinando sbalzi sensibili di temperatura e umidità relativa.

a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni