
La triste storia di Antonella, ragazzina di dieci anni di Palermo, morta per aver stretto al collo la cintura dell’accappatoio fino a togliersi il fiato, allunga la tragica lista di gesti inconsulti, compiuti da giovanissimi chiusi nella bolla dei social. È da qui, infatti, che partono le sfide estreme che vanno ad infrangere i sogni, le attese, i progetti che dovrebbero essere tipici di quell’età.
Roba d’altri tempi: oggi sono indispensabili valanghe di like, infinite visualizzazioni per essere riconoscibili e diventare famosi. Sono smarriti anche i genitori per i quali è sempre più difficile ascoltare i figli, redarguirli, consigliarli, irrobustirli per affrontare le inevitabili salite dell’esistenza. È in difficoltà la scuola, luogo privilegiato per le relazioni.
Ed allora “amici” diventano i social, senza la capacità di discernere i rischi che nascondono: simulazioni aberranti, follie che hanno nomi agghiaccianti. L’ipotesi più accreditata è che Antonella stesse partecipando una sfida da esibire come trofeo, diffusa sulla piattaforma Tik – Tok. Come non rendersi conto, per prima la classe politica, che accanto al Covid 19 corrono parallele altre due pandemie, ancora più pericolose: l’uso crescente delle droghe e l’abuso dei social.
Emergenze di cui si parla in modo ampio (per qualche giorno…) solo quando le tragedie si sono già consumate. Finito l’eco della cronaca si torna a disinteressarsi del drammatico presente e del pericoloso futuro riservato ai nostri ragazzi i quali, come hanno sottolineato anche i Vescovi italiani, hanno estremamente bisogno di saldi punti di riferimento da parte degli adulti, di coerenti testimonianze, di sperimentare l’amore della famiglia, la lealtà delle amicizie, le responsabilità di educatori maturi.
Abbiamo alzato troppo l’asticella del “tutto permesso” e del “tutto consumato in fretta” con conseguenze che presentano conti salati. Ci si sta battendo per una legge che vieti i cellulari ai minori di 14 anni. “I controlli – dicono i sostenitori – sono insufficienti ed il web causa danni psichici quanto la cocaina, tanto che i ragazzi iperconnessi hanno capacità mentali molto ridotte, rispetto alle generazioni precedenti”.
Se è vero che i poteri forti sono quelli del web, concentrati in poche mani, tuttavia nessuno di noi può eludere tematiche di primaria importanza. Se è vero che la Rete ha fatto fare passi da gigante all’umanità, è anche urgente mettere regole chiare ad un mondo selvaggio, privo di limiti. Tutti in trincea per educare i nostri ragazzi all’uso corretto dei mezzi multimediali, far loro capire che vale sempre più il vivente che il virtuale, lungi dal lasciarli altalenare fra bar chiusi, scuole da sanificare, solitudini pesanti. Insieme per vivere, in pienezza, la vita, prima meraviglia e dono inestimabile.
(Ivana Fornesi)