Galli Bonaventuri: resta netta la  distanza tra proprietà e sindacati

Il presidente Mascagna “sacrifici necessari per salvare la struttura” la replica dalla Cgil “si predica bene e si razzola male”

Pietro Mascagna, direttore della Rsa Galli Bonaventuri
Pietro Mascagna, direttore della Rsa Galli Bonaventuri

“Abbiamo fatto una proposta, ora attendiamo la risposta da parte dei sindacati. Però ribadiamo che questi sacrifici che abbiamo chiesto ai lavoratori sono fondamentali per mantenere in vita l’istituto e sono rinunce che non saranno dimenticate”. Così il presidente della Fondazione “Galli Bonaventuri”, Pietro Mascagna, ente che, senza volerlo, è balzato agli onori delle cronache proprio in merito alla richiesta di riduzione di retribuzione di circa 250 euro mensili per le 25 dipendenti, per due anni.

Una nuova proposta, inviata ai lavoratori e alle sigle sindacali, elaborata dopo una riunione del Cda della Fondazione e che prevede: il pagamento delle sole 155 ore ordinarie mensili anche in caso di esubero, (risparmio 50 mila euro annui). La diminuzione di 50 euro mensili di retribuzione (risparmio 22 mila euro annui). La sospensione della 14esima (risparmio 30 mila euro annui), il trasferimento di alcune attività svolte dal personale amministrativo a quello infermieristico (risparmio 3 mila euro annui). La riduzione del super-minimo al 50% (risparmio 4 mila euro per il periodo di sospensione previsto in cinque mesi). La riorganizzazione dell’attività del personale di cucina da 84 a 70 ore settimanali (risparmio 10 mila euro annui). Riduzione orario del personale amministrativo da 38 a 30 ore con utilizzo della Cassa Integrazione (risparmio 4 mila euro annui). Assegnazione dei lavori di pulizia al personale OSS e OSA e, infine, rinuncia a riscuotere il tfr fino al primo gennaio 2023.

La facciata della Rsa Galli Bonaventuri a Pontremoli
La facciata della Rsa Galli Bonaventuri a Pontremoli

Mascagna sottolinea come tutte richieste avanzate dalla Fondazione siano state rese necessarie dalla crisi pandemica ancora in atto, che ha colpito duramente gli ospiti della struttura nella prima ondata e, al momento attuale, sta causando una riduzione di circa un terzo del fatturato con gli ospiti che sono calati da 45 a 29 (18 nella Rsa più 11 nella Casa per ferie). Il problema principale, ricorda il direttore, è legato al progetto di ristrutturare la parte di edificio occupata dalla Casa per ferie S. Anna per estendere da trasformare anch’essa in Rsa. Lavori (dal costo complessivo di circa un milione e 100 mila euro) che dovevano svolgersi nel 2020 e che invece sono stati rinviati a causa della pandemia. Mascagna afferma anche come la Fondazione sia “disponibile a rivedere l’accordo se al termine dei lavori e superata l’emergenza Covid-19 la situazione dovesse migliorare, o si riuscisse a vendere la vecchia sede del Galli Bonaventuri: in tal caso si potrebbe anche prospettare la possibilità di rifondere nel tempo i sacrifici oggi richiesti”. In merito alla notizia che ha scosso tutta la Diocesi, ovvero delle dimissioni del Vescovo diocesano mons. Giovanni Santucci (che per statuto era il presidente pro tempore della Fondazione) Mascagna sottolinea che “abbiamo perso un interlocutore che ha sempre sostenuto l’ampliamento e la sistemazione del Sant’Anna. Comunque confidiamo che anche chi ne prenderà il posto avallerà questo progetto”. (Riccardo Sordi)

Cgil: “auspichiamo un incontro col nuovo vescovo”

“Si predica bene e si razzola male” ed ora “lanciamo un grido d’allarme alla politica lunigianese ed al consiglio comunale di Pontremoli affinché si facciano carico della problematica ed intervengano a salvaguardia di diritti costituzionalmente garantiti e di posti di lavoro in un territorio provato sul piano occupazionale”. Parole chiare e decise quelle di Alessio Menconi, della Segreteria Provinciale Fp Cgil Massa Carrara, che dimostra di non avere alcuna intenzione di accettare le nuove proposte avanzate dalla fondazione “Galli Bonaventuri” dopo che era già stato bocciato il precedente accordo che prevedeva una riduzione di circa 250 euro al mese per due anni per i 25 dipendenti della struttura. La nuova proposta non è affatto piaciuta alla Cgil che, per bocca di Menconi, evidenzia come altro non sia che “la formalizzazione di quanto aveva annunciato Mascagna, ovvero la richiesta alle lavoratrici di pagare la crisi. Avevamo già detto che tale richiesta, rigettata dall’assemblea, era insostenibile perché chiedeva in parole semplici di ridurre lo stipendio in media da 1.150 euro a 900 euro”. Ma il disappunto di Menconi si allarga alla figura del Vescovo dimissionario cui il sindacato aveva chiesto un incontro, senza successo. “Ci auguriamo – evidenzia il sindacalista – che il suo successore abbia almeno il coraggio e la decenza di accordarci un confronto faccia a faccia”. Intanto il sindacato ha avuto un incontro (martedì 19 gennaio) in Comune con la sindaca, Lucia Baracchini ed il vicesindaco, Manuel Buttini, che si sono detti preoccupati della situazione che mette a rischio la sopravvivenza di un istituto storico della città. “La sindaca di Pontremoli ci ha assicurato – sottolinea Menconi – che si attiverà per garantire al più presto un incontro con il vescovo pro tempore. Purtroppo devo evidenziare che per andare avanti è necessario un cambio alla guida della Fondazione perchè Mascagna ha dimostrato di non essere in grado di gestire la situazione. Abbiamo bisogno di un piano industriale serio e non solo proposte che chiedano ai dipendenti di pagare il prezzo della crisi”. (r.s.)