Il difficile rapporto tra politica e cinguettii

“Siate responsabili”. Questa la raccomandazione che generazioni di genitori hanno rivolto ai figli in tenera età, per aiutarli a crescere bene, e in età più avanzata, pensando che, comunque, un figlio abbia sempre bisogno di una buona esortazione.
Come faranno, quindi, d’ora in avanti i genitori a spiegare che con quella raccomandazione non intendono insegnare ai figli a mutare opinione ad ogni cambio di vento, ma, al contrario, ad affrontare la vita con serietà? Diranno loro di essere “costruttori” o “volenterosi”?
Al di là delle battute, che comunque possono aiutare a sollevare il morale che abbiamo perso in questi mesi, il basso livello raggiunto dalla politica travolta dall’uso dei social (non è la prima volta che esprimiamo il quasi rimpianto per i discorsi di sei ore di Aldo Moro) rendono drammatici anche momenti non nuovi nella storia parlamentare. D’altronde, non è qualunquismo affermare che, se uno (in particolar modo un politico) può usare meno di 300 caratteri per esprimere le sue idee, può anche essere che le sue idee stiano tutte lì e non abbia altro da dire.
La concisione nei discorsi è buona cosa, purché non sconfini nella banalità o nella superficialità. Anche perché le conseguenze si vedono. Uno slogan è utile, ma non può esaurire un confronto. Si può condividere l’idea che il problema immigrazione sia serio e che necessiti di provvedimenti adeguati, ma non si può accettare che la soluzione sia “state a casa vostra” o “rubano il lavoro agli italiani”; specie se, come nel secondo caso, questa non è nemmeno la verità!
Se poi trasferiamo il discorso sulla pandemia da Covid-19, le conseguenze di giudizi superficiali si trasferiscono direttamente su quei cittadini italiani che si sostiene di voler difendere da ogni male. Le scelte in base a pregiudizi o principi illiberali si estendono anche su altri temi.
C’è differenza tra lo schierarsi con Trump in materia politico-economica e continuare a sostenerlo anche quando assume atteggiamenti anti democratici causando gravi disordini. Che difficoltà c’è a dissociarsi da certi atteggiamenti?
A guidare le scelte è il timore che i propri elettori, allevati a suon di slogan, non siano più capaci di fare un ragionamento che li porti a discernere il bene dal male. Lo stesso vale per gli atteggiamenti antieuropei, dove, nel nome di una non ben specificata capacità dell’Italia di cavarsela meglio da sola, si rinuncia con colpevole superficialità a tutto il bene che l’Ue trascina con sé in termini di cooperazione e di pace tra i popoli per mettere in evidenza solo le negatività che pure esistono.
È chiaro che è compito di tutti contribuire allo sviluppo della democrazia ma è altrettanto fuori discussione che l’esempio debba darlo per primo chi è chiamato a guidare la società nel senso di un progresso pacifico.

Antonio Ricci