Fratelli tutti. Il quarto capitolo dell’enciclica
“Un cuore aperto al mondo intero”: così, con questo invito grande ed appassionato, Papa Francesco intitola il quarto capitolo dell’enciclica Fratelli tutti, nel quale affronta il tema delle migrazioni. Riconoscere concretamente “che come esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle”, ci pone in una prospettiva che deve tendere ad armonizzare il “sapore locale” con “l’orizzonte universale”: le due cose unite ci possono evitare due rischi estremi: l’uno, che viviamo “in un universalismo astratto, l’altro, che diventiamo un museo folkloristico di eremiti localisti, condannati a ripetere sempre le stesse cose”.
Di fronte alle grandi sfide contemporanee, si impone una visione fraterna concreta, un’armonia in cui, “mentre ognuno è rispettato nel suo valore, il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma”. Prospettiva complessa e ricca al contempo: bisogna “sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi”. È un respiro che coinvolge totalmente la persona, nella sua dimensione spirituale, storica, antropologica e culturale.
L’incontro con persone che provengono da un contesto vitale e culturale differente si trasforma in dono, è “opportunità’ di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti”. La storia ce l’ha mostrato a varie latitudini: la cultura dei latini negli Stati Uniti, gli italiani in Argentina e in numerosi altri luoghi, hanno costituito un reale “fermento di valori”. Per questo fecondo interscambio, Papa Francesco stesso si muove nel faticoso solco del dialogo fra Occidente ed Oriente, culminato nel “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” del 4 febbraio 2019.
“Allargando lo sguardo – dice papa Francesco – con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb abbiamo ricordato che il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture”. Attraverso un dialogo paziente scopriamo le ricchezze di ognuno e valorizziamo ciò che ci unisce.
“Il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano grande parte del genere umano”, consapevoli che la cura delle membra più deboli rinvigorisce il corpo intero. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: sono verbi da declinare con urgenza in un mondo oggi così globalizzato “perché, o ci salviamo tutti o nessuno si salva”.
Ecco la coscienza, la passione, il tormento che muove “un cuore aperto al mondo intero”, che può trovare forza in una grande certezza: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8)! Tutti possiamo fare il bene senza pretendere altrettanto dalla persona che aiutiamo.
“Chi non vive la gratuità fraterna, fa della propria esistenza un commercio affannoso. Dio invece dà gratis e fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (mt. 5,45). La logica del profitto e utilitaristica fa “pensare ingenuamente che i poveri sono pericolosi e inutili”, mentre nella logica del Vangelo sono le membra più necessarie.
Solo una cultura sociale e politica che si sappia pensare come famiglia umana e che comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro!
Francesca Reggiani