
Riprendiamo le nostre chiacchierate meteo mentre l’anno volge al termine con le mattane di un dicembre ‘marzolino’. Pur mancando ancora due giorni per completare i dati del mese, alcune sue particolarità sono evidenti, su tutte l’assenza di soleggiamento per un numero cospicuo di giorni e la frequenza inusitata delle precipitazioni.
La cronaca, ferma al 15, riparte quindi con lo “squallido” menu a base di pioviggine, tetraggine, foschie e strati nebbiosi sorbito sia il 16 che il 17. Di poco migliore il quadro del 18, non privo di timidi cenni di smagliatura del tenace strato nuvoloso dopo la pioggia della notte, ma giusto per scorgere che in Appennino era in corso una sensibile fusione del manto nevoso.
I giorni immediatamente precedenti il solstizio, 19 e 20, nonché il 21 e il 22 sono trascorsi oscuri, estremamente umidi, miti, con l’atmosfera come bloccata, priva di una ventilazione anche minima e con il solito contorno di nebbia, pioviggine o deboli piogge; si è trattato per lo più di nebbia d’avvezione, salvo la nebbia da irraggiamento del mattino del 21 favorita da qualche parziale schiarita apertasi nottetempo.
Cambio di registro, udite udite, il 23: stesso tempo, stessa pioviggine e stesse nubi basse, ma con la novità del vento marino! Correnti meridionali hanno accompagnato la pioggia pure la Vigilia, e così la mattina di Natale quando il libeccio è divenuto più freddo.
Assai instabile il prosieguo del giorno 25, quando i rovesci in ore pomeridiane e serali sono stati conditi da grandine, graupel e accompagnati da vento girato da NW. Le promesse, uniche, ampie schiarite erano attese fra S. Stefano e domenica 27: presagio mantenuto, anche se, nel complesso, si è trattato di giornate dal cielo vario, misto, e non sereno o poco nuvoloso, di cui non si vede traccia dal 13 e 14 dicembre. Il 26, fugati dalla tramontana di stampo asciutto i residui piovaschi della notte, si è potuto contemplare un po’ di sole e apprezzare i crinali montuosi ancora bianchi di neve dai 900 metri circa in su. Il vento, gagliardo e irregolare, ha vegliato nella notte quietandosi solo nelle conche vallive più basse tra Villafranca, Aulla e Gragnola e permettendo localmente la formazione di gelo e brina.
Gradualissima e da manuale si è rivelata, durante il 27, l’avanzata delle nubi alte, man mano medio-alte, medie fino ai nembostrati della tarda serata. Il sistema frontale destinato a perturbare il 28 è entrato in azione dopo le ore 21 di domenica, dapprima recando pioggia e un rialzo termico con deboli correnti di provenienza marina.
Il profondo minimo barico scavatosi sul Mar Ligure ha determinato differenze sensibili nelle condizioni atmosferiche fra zone relativamente vicine, anche di singole province. Alle 4 del mattino, via all’ondata temporalesca e alla ‘tramontana scura’ che, potenzialmente, avrebbe potuto portare la neve fino a Pontremoli. Il travaso d’aria dalla Val Taro, che spesso si unisce alle nevicate in alta Lunigiana, non è stato però sufficiente, probabilmente per la mancanza di un substrato preesistente di aria fredda. In effetti, questo mese di dicembre sta marciando su valori termici ben superiori alla norma. Le dominanti correnti da SW hanno portato pioggia per diverse ore anche sull’alto Appennino.
La particolare configurazione barica, d’altro canto, ha tenuto al freddo la pianura e la prima collina nel vesante padano: tanto è vero che le fioccate più copiose non si sono verificate nelle alte valli o in montagna, bensì nel settore pedecollinare, e singolarmente nella zona fra Fidenza e Piacenza, la più beneficata dalle bianche falde. A est di Parma, invece, netta prevalenza della pioggia, in contrasto con la neve che, a W, è arrivata fino alle spiagge del Savonese.
In Lunigiana, forti contrasti di temperatura si sono verificati tra il nord più freddo e il centro-est del bacino più mite, fino a 7-8°C di differenza nello stesso momento in località a pari quota. Molta la pioggia caduta, con 40-60 mm diffusi e punte oltre i 100 mm in 24 ore. Il 29, con il libeccio generalizzato, il livello termico si è fatto meno bizzarro. Rovesci, temporali, comparsa di arcobaleni e qualche cenno di schiarita hanno conferito ancora quel pizzico più marzolino che invernale a questa prima parte dell’inverno.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni