Ranjit Disale: le mani sporche di gesso

47Global_teacher_prize“Gli insegnanti sono i veri creatori del cambiamento che sta modificando la vita dei loro studenti con un misto di gesso e sfide”: così la pensa Ranjit Disale, l’insegnante indiano di scuola elementare che si è aggiudicato il Global teacher prize, il riconoscimento più prestigioso per i docenti di tutto il mondo, per aver trasformato la vita delle sue alunne alla Zilla Parishad Primary School, nel villagio di Paritewadi, India.
Un riconoscimento per l’attività e un sostanzioso compenso in denaro: un milione di dollari, da investire in progetti didattici. Dando un chiaro messaggio del suo modo di essere, Disale ha deciso di condividere il 50% del premio ottenuto con gli altri 9 insegnanti giunti alla selezione finale, affermando che “insieme possiamo cambiare questo mondo perché la condivisione sta crescendo”.
A beneficiare di questa generosa elargizione – circa 55mila dollari a testa – sarà anche Carlo Mazzone, docente di ICT e informatica dell’ITI “G.B.B. Lucarelli” di Benevento, primo italiano ad arrivare in finale in questo premio il cui vincitore emerge da una selezione tra oltre 12mila candidature da tutto il mondo.
47DisaleSconosciuto ai più il maestro indiano ha legato la sua storia a quella di una sua alunna che, potendo iscriversi alla prima scuola di villaggio organizzata da Disale, liberata dalla famiglia dai vincoli che impediscono alle bambine indiane di istruirsi, ha oggi completato i suoi studi giungendo alla laurea.
La storia di quella che sembra una bella favola è invece una bella realtà che si fonda sulla capacità del protagonista di rompere usanze ormai impensabili lavorando dentro la società, senza clamore, senza gesti vistosi, nella convinzione che il convincimento e la testimonianza possano modificare abitudini radicate in un popolo ma non per questo meno sbagliate.
A parole tutti concordano sul fatto che la scuola, e quindi gli insegnanti, siano creatori di cambiamento, motori dello sviluppo e parte fondamentale per il futuro di una società: a parole, appunto. Poi spesso accade, purtroppo, che, davanti alle difficoltà di bilancio, i primi tagli vengano proprio effettuati sui fondi destinati all’istruzione.
Quando Disale fa riferimento al “gesso”, quello usato per scrivere sulle lavagne di ardesia, non fa tanto un’operazione nostalgia per la scuola che fu, piuttosto mette in risalto che, al di là di tutte le – utili e preziose, se usate con intelligenza – attrezzature che oggi la tecnologia mette a disposizione dell’azione didattica, a fare la differenza resta ancora il modo di fare lezione, incontrare gli studenti, stimolarli all’apprendimento e favorire la crescita della loro personalità.
Risultati che Ranjit Disale ha ottenuto con mezzi “poveri”, come un pezzetto di gesso, ma facendo leva sulla sua volontà di contribuire all’affermazione dei bambini a lui affidati e, attraverso loro, alla crescita di un Paese intero.

(a.r.)