
Prende piede in tutta Italia la vendita di immobili a prezzi simbolici. E in Lunigiana?

Dalle isole maggiori alle aree interne dell’Italia insulare sono già alcune decine i comuni che hanno attuato il progetto di vendita del patrimonio immobiliare privato a prezzi simbolici. Si tratta di comuni piccoli, che hanno subito forti processi di spopolamento e che hanno implementato un mercato immobiliare molto particolare che sta suscitando curiosità e interesse, anche a giudicare dai numerosi siti che sulla rete illustrano le opportunità del programma. “Case a 1 euro” (questo il nome del progetto) funziona con uno schema molto semplice. Il Comune, direttamente o tramite società incaricate, provvede a reperire gli immobili abbandonati o che i proprietari hanno tentato di alienare senza alcun successo sul mercato immobiliare, stipula una convenzione con i proprietari e mette l’immobile in vendita a prezzi simbolici, solitamente 1 euro. Trovato l’acquirente, le due parti vanno a rogito per il passaggio di proprietà. Uno schema che offre vantaggi e opportunità a tutte le parti coinvolte. I comuni, vestendo i panni insoliti degli intermediari immobiliari, possono recuperare dal degrado e dall’abbandono porzioni importanti dei loro nuclei abitati, altrimenti destinati ad un malinconico abbandono; tramite i regolamenti urbanistici possono imporre vincoli sulle modalità di recupero; in alcuni casi, subordinano la vendita all’affidamento delle attività di restauro a imprese del territorio o privilegiano quanti sono intenzionati ad eleggere l’immobile ad abitazione di residenza. Insomma: un modo originale per fare politiche di sviluppo del territorio. I venditori si liberano degli oneri economici, come le imposte, o da problemi di responsabilità civile legata alle condizioni dei fabbricati, mentre gli acquirenti hanno l’opportunità di acquisire praticamente gratis l’immobile, che spesso non è in buono stato, ma con l’obbligo di effettuare il recupero edilizio, spesso in tempi cadenzati: solitamente un anno per redigere il progetto e tre anni dall’approvazione per finire i lavori. Il Comune, in alcuni casi, richiede anche una fidejussione come garanzia, da restituire a fine riqualificazione. Nella complicata partita della sopravvivenza delle aree marginali, questa originale proposta potrebbe avere buone potenzialità di successo anche in una realtà come quella della Lunigiana, che gode di una posizione geografica favorevole per chi desidera una seconda casa tra mare e montagna, a una distanza non proibitiva dai grandi centri del Nord. Quanto agli immobili potenzialmente cedibili con questa formula – fabbricati del valore commerciale da 20 a 40 mila euro che necessitano di robusti interventi di restauro – nelle frazioni collinari e montuose della vallata se ne trovano in buon numero. Difficile credere che un’iniziativa come questa possa invertire il trend demografico negativo delle zone più lontane dal fondovalle, ma certamente la vendita delle case a prezzi simbolici potrebbe contribuire non poco alla conservazione del patrimonio storico e culturale di borghi oramai quasi del tutto abbandonati.
(Davide Tondani)
Avviata nel 2016 a Fabbriche di Vergemoli
Una iniziativa che in Garfagnana è già realtà

Nella vicina Garfagnana c’è un comune in cui l’esperimento delle case a un euro è andato “sold out”, con 40 immobili ceduti prima che i provvedimenti di confinamento sociale di marzo inducessero l’amministrazione a sospendere il progetto, in attesa di una migliore situazione sanitaria. È Fabbriche di Vergemoli, meno di 800 abitanti sparsi tra Vergemoli, Fabbriche di Vallico e Vallico, non lontano dal fondovalle e all’ombra del Monte Forato, nelle Alpi Apuane meridionali. Qui, dal 2016 i privati cittadini che non possono o non vogliono accollarsi spese di ristrutturazione e tasse varie, manifestano al comune la volontà di alienare e quest’ultimo si occupa della vendita, segnalando l’iniziativa sul proprio sito web. È stato direttamente il sindaco Michele Giannini, assieme alle responsabili del progetto, ad accompagnare i potenziali acquirenti durante la visita degli immobili da ristrutturare, immersi nel verde della valle del Turrite. A manifestare il loro interesse sono state in questi 4 anni oltre duemila persone, giunte in Garfagnana, spesso per la prima volta, a visionare gli immobili in vendita e nel frattempo a fare turismo. I 40 immobili ceduti sono in fase di recupero o verranno ristrutturati con un investimento complessivo di circa 4 milioni a beneficio spesso di ditte locali. Un modo per arrestare gli effetti che l’emigrazione ha avuto sulla bellezza di borghi che nel primo dopoguerra contavano ancora 2.500 abitanti, il triplo di quelli attuali. Ovviamente il recupero degli immobili, spesso in condizioni di avanzato degrado, passa per l’approvazione di un progetto conforme al regolamento urbanistico comunale e dei vincoli urbanistici specifici per gli immobili situati all’interno del perimetro del Parco delle Alpi Apuane: niente intonaci fuori posto o alluminio anodizzato agli infissi, quindi, ma recuperi ed eventuali ampliamenti compatibili con il contesto architettonico locale. E per chi vuole destinare l’immobile ad attività ricettive o agricole, il comune dispone di uno sportello per i bandi Regionali ed Europei che erogano finanziamenti finalizzati. (d.t.)