Tanti in visita alla Bastia, fortezza dalle cinque torri

Tutti esauriti i posti per le visite guidate di domenica scorsa per l’apertura delle dimore storiche

Il castello di Bastia
Il castello di Bastia

Nella valle del Taverone il numero di castelli e fortificazioni è davvero molto alto; alcuni sono in rovina o ridotti a rudere, ma molti altri – pubblici o privati – sono in ottimo stato di conservazione, recuperati negli ultimi decenni o mai abbandonati dalle famiglie che li hanno ereditati o acquistati nel corso dei secoli. Da Comano a Terrarossa, passando per Licciana, Castel del Piano, Pontebosio e Monti, solo per citare quelli più noti. Ma ce n’è uno in particolare che in questi giorni ha destato l’interesse di tanti per essere stato inserito nella giornata nazionale di apertura straordinaria delle dimore storiche promossa e organizzata dall’Associazione omonima: il castello di Bastia, antico feudo dei Malaspina dello Spino Secco. Qui hanno abitato Angelica Malaspina – un caso di monacazione forzata avvenuta nel 1577 dalla quale tuttavia la giovane riuscì ad uscire con determinazione – e Annetta Malaspina (1727 – 1797), donna di rara bellezza e di spiccata intelligenza, arrivata alla corte del re di Francia, Luigi XV. Il piccolo borgo è stretto attorno alla fortezza che rappresenta un vero e proprio unicum nel suo genere per le cinque torri che la costituiscono, quattro a difesa del perimetro delle mura e una svettante al centro. La grande terrazza che unisce le torri lungo il perimetro è un vero e proprio balcone sulla valle del Magra e lo sguardo spazia su tutta la Lunigiana. E chi si trova a passare nel fondovalle non può fare a meno di essere incuriosito da un luogo facilmente raggiungibile con la strada che collega Licciana a Fivizzano, ma altrettanto inaccessibile visto che il portone è sempre chiuso.

Il torrione del castello di Bastia
Il torrione del castello di Bastia

Il castello di Bastia infatti è privato e una delle residenze della famiglia Formentini che l’ha acquistato agli inizi del Novecento, ma domenica scorsa per la prima volta è stata aperto al pubblico e non poteva essere che un successo immediato: i posti disponibili (gruppi prenotati di 10 persone per visite guidate ogni mezzora) sono andati esauriti e qualcuno non è riuscito ad entrare. “Aprirlo in altri periodi dell’anno? Si può fare – spiega il padrone di casa Ludovico Formentini – anche perché due anni fa ho firmato una convenzione con il Comune di Licciana Nardi per consentire l’apertura in alcuni periodi dell’anno”. Il sindaco Renzo Martelloni conferma l’impegno sottoscritto e la volontà di renderlo operativo: “Stiamo cercando di trovare soluzioni ad alcuni problemi relativi all’assicurazione, alla sicurezza e alla custodia – ci spiega – perché saremmo ben contenti di poter aggiungere una risorsa così importante all’offerta turistica del nostro territorio”. Martelloni ci spiega che l’amministrazione comunale sta pensando ad un pacchetto più ampio nel quale la visita ai castelli di Bastia e di Monti (e magari di altri che si potrebbero aggiungere, da Pontebosio a Castel del Piano, fino alla torre di Apella) si integri con il coinvolgimento e la valorizzazione delle strutture che garantiscono accoglienza e ospitalità anche in considerazione dell’offerta enogastronomica con prodotti di qualità che il territorio è in grado di dare. “Quanto prima avrò un incontro con la famiglia Formentini per definire le cose – annuncia – e fare in modo che dal prossimo anno il castello di Bastia sia visitabile dai turisti” Per ora accontentiamoci comunque di questa apertura straordinaria, confidando che l’accordo tra il Comune di Licciana Nardi e la famiglia Formentini possa diventare realtà pratica regalando dalla prossima primavera una risorsa in più per il turismo in Lunigiana e un’opportunità di conoscenza delle risorse storiche e culturali del nostro territorio.

(Paolo Bissoli)

Non lontano da Monti, “bagnato” dal Taverone
Pontebosio: da fortezza a resort di lusso

Il castello di Pontebosio
Il castello di Pontebosio

Il castello Malaspina di Pontebosio si erge sulla sponda sinistra del torrente Taverone, palazzo massiccio e dall’aspetto austero, con quattro torri angolari e ingentilito da una bella terrazza coperta, è un resort di lusso “dove passato e presente convivono in un’armonia di piacere” inaugurato ormai tre anni fa, al termine di un lungo e accurato restauro. L’occasione per visitarlo è sarrivata domenica scorsa grazie all’adesione alla giornata nazionale per l’apertura delle dimore storiche che ha permesso di accedere all’intera struttura, calda, accogliente e raffinata.

L'interno del Castello di Pontebosio
L’interno del Castello di Pontebosio

I tre livelli dell’interno sono infatti sorprendenti: al piano terra il ristorante e la spa, al primo e al secondo piano le camere e le suite, con un grande salone delle feste e la terrazza che si affaccia sulla valle e dalla quale si scorge, a mezza costa, il borgo di Bastia altra meta dell’itinerario lungo la valle. Luogo esclusivo per una clientela non solo italiana, è stato tra i protagonisti della trasmissione televisiva “Quattro ristoranti” andata in onda nella primavera scorsa e ottimo veicolo promozionale. Legato all’antico ponte sul torrente, ancora in uso al di sotto di quello stradale moderno, il castello di Pontebosio come oggi lo vediamo ha le sue origini all’inizio del Seicento, forse edificato per volontà di Fabrizio Malaspina, ma il luogo doveva già essere fortificato nei secoli precedenti e da annoverare probabilmente tra i territori dei Bosi della Verrucola. Troppo importante infatti dal punto di vista strategico per non essere presidiato. I Malaspina dello Spino Secco ne fecero una delle loro residenze e l’elegante palazzo oggi ne conserva la memoria nell’albero genealogico che accoglie il visitatore all’ingresso e nei nomi delle stanze, tutte dedicate alle generazioni di marchesi che qui si sono succedute. (p.biss.)