
Sono giunti quasi a compimento i lavori di ristrutturazione degli interni avviati agli inizi degli anni Duemila
“Bella la chiesa così, complimenti!”. È il commento che spesso si sente rivolgere il parroco dell’abbazia di S. Caprasio in Aulla, don Lucio Filippi, ora che la nuova sistemazione degli interni dell’edificio è giunta a pochi passi dall’essere completata. In effetti, quello che si sta portando a compimento è un percorso avviato agli inizi degli anni Duemila con i parroci che si sono avvicendati nella cura della comunità aullese: don Giovanni Pasquelli e, soprattutto, don Giovanni Perini.
Alla loro opera ha garantito continuità la collaborazione di Riccardo Boggi e di altri volontari, i quali hanno supportato le iniziative che hanno permesso il rifiorire di questo importante centro della diffusione del cristianesimo in Lunigiana. Altrettanto significative sono state la consulenza fornita dagli Uffici diocesani per l’Arte Sacra e la Liturgia e la progettazione e direzione dei lavori ad opera di un gruppo di professionisti coordinati dall’architetto Federico Santini. Fondamentale è stato il contributo economico del Ministero dei Beni culturali.
“Questo nuovo assetto, ci dice don Lucio, raccoglie le testimonianze del passato – confermate dai risultati degli scavi archeologici – cercando di dare vita al presente e guardare al futuro. Perché la tradizione è tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri (G. Malher). L’allestimento, quindi, valorizza la storia millenaria dell’abbazia perché possa continuare ad essere un luogo bello, che fa crescere la comunità cristiana di oggi”.
L’impatto visivo, non appena si è superato l’ingresso principale, oggi chiuso per rispetto delle indicazioni di prevenzione del contagio, è di grande effetto.
Dietro l’altare, che è posto al centro del semicerchio formato dalle panche destinate ai fedeli e presenta una finestrella che mostra le ritrovate reliquie di san Caprasio, è collocata la presidenza, sormontata dall’imponente crocifisso già presente nella chiesa dagli anni Cinquanta; “axis” in quanto “asse” di riferimento dal quale si è partiti per la collocazione di tutti gli arredi liturgici. Sulla sinistra, l’ambone rialzato: un segno per dare rilievo alla proclamazione della Parola di Dio.
Poi le panche per i fedeli, come detto sopra a semicerchio, per trasmettere l’idea del popolo di Dio come corpo radunato attorno al Signore risorto presente nella celebrazione eucaristica.
Ad amalgamare il tutto provvede la nuova illuminazione che sovrasta il presbiterio: un lampadario ottagonale posto sopra l’altare per evidenziarne la centralità e rimandare al significato pasquale dell’ottavo giorno e dello Spirito Santo che splende, come l’antico baldacchino, sopra l’eucaristia.
Completano l’interno della chiesa la cappella della Riconciliazione, la cappella dell’Adorazione, con il tabernacolo che contiene le Specie eucaristiche; infine, la cappella con la venerata immagine della Madonna Addolorata.
Le bussole in vetro e cristallo chiudono ma anche mostrano e invitano ad entrare. Gli arredi, realizzati dalla ditta Alberici di Corlaga, sono in castagno, legno tipico del nostro territorio. Il presbiterio, rinnovato, è realizzato con marmo delle Alpi Apuane, così come il recuperato seicentesco pavimento dell’aula.
Sulla destra dell’entrata, sono ben visibili i resti dell’antico fonte battesimale, riportati alla luce a seguito degli scavi effettuati nel passato; il sito sarà riportato alla sua funzione originale tramite la collocazione di una vasca di vetro, sovrastata da una grande icona del Battista realizzata dall’artista Rolando Paganini.
Nel corso di questi ultimi anni un sempre maggiore rilievo hanno ottenuto gli scavi archeologici finalizzati alla ricerca della tomba del santo cui è intitolata l’abbazia.
Nell’abside alle spalle della presidenza, oggi si possono ammirare gli scavi ripuliti dai sedimenti dell’alluvione e lasciati aperti, a mostrare l’impronta delle primitive absidi, il sarcofago che ha custodito per un millennio le ossa di san Caprasio e i resti dei cristiani sepolti vicino al santo.
“La bellezza e la funzionalità dell’allestimento – commenta don Filippi – fanno riferimento alle linee della riforma liturgica avviata dal Concilio, perché con la partecipazione attiva, fruttuosa e comunitaria i fedeli siano condotti alla santità della vita, che è il vero culto a Dio e vita dell’uomo (il fuoco da custodire). Si spera di poter fare una festa di ringraziamento e inaugurazione a settembre, in occasione della festa dell’Addolorata”. (a.r.)