La scelta di Alessio: “Vuoi essere felice? Allora mettiti in gioco”

Domenica 28 giugno, in una cerimonia presieduta dal Vescovo Giovanni, verrà ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiterato

25Alessio_BertocchiAlessio Bertocchi, giovane alunno del Seminario maggiore di Massa, domenica 28 giugno, alle ore 21, nella vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, verrà “ammesso tra i candidati all’ordine sacro del diaconato e del presbiterato”. La celebrazione, presieduta dal vescovo Giovanni Santucci, si svolgerà a Montignoso, nella parrocchia di Santa Maria della Rosa. L’ ammissione agli ordini, come comunemente si dice, è il rito che apre la strada verso il sacerdozio, anzi si può indicare come la prima tappa del lungo percorso che ogni seminarista deve compiere per diventare prete. Gli altri “step” sono, in successione: Lettorato, Accolitato, Diaconato e, infine, Presbiterato. Tutto questo però non sarebbe possibile se, alla base, a fondamento di tutto, non ci fosse “la vocazione”, la “chiamata”, da parte del Signore, a svolgere una “missione” particolare nella Chiesa.
Di recente Papa Francesco ha ribadito che “il mistero della vocazione e del discernimento è un capolavoro dello Spirito Santo, che richiede la collaborazione del giovane chiamato e dell’adulto che lo accompagna”.(Discorso ai seminaristi di Agrigento, 2018). Per Alessio, cresciuto nella parrocchia di Santa Maria della Rosa e Santa Maria Assunta,  a Capanne di Montignoso, è arrivato il tempo del discernimento in vista della “missione” che l’attende. Gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa della sua “storia”, mentre l’invito alla Chiesa diocesana è di accompagnarlo con la preghiera e con il sostegno della fede in questa fase decisiva della sua formazione.

Alessio, chi ti ha aiutato a scoprire i segni della “vocazione”?
I parroci che ho incontrato nella mia vita a Santa Maria della Rosa hanno sicuramente aiutato a discernere i “segnali” che il Signore mi stava mandando: Mons. Guglielmo Borghetti, ora Vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia, è stato il parroco della mia fanciullezza e adolescenza: lui ha contribuito a piantare i primi semi della Parola di Dio nel mio cuore. Don Patrizio Carolini, arrivato a Montignoso da giovane prete, mi ha insegnato a servire Messa quando avevo poco più di 7 anni, e da allora mi ha sempre sostenuto e aiutato (e lo continua a fare tutt’oggi!). Quando nel 2010 Mons. Borghetti è diventato Vescovo, in parrocchia è arrivato don Graziano Galeotti, “un prete che ama fare il prete”: guardando a lui, soprattutto negli anni di seminario, ho imparato tanto di come ci si comporta in parrocchia, con la “gente”, di “come si fa il parroco”.

Come si è manifestata la “chiamata del Signore”?
Come dico spesso ai ragazzi durante i campi estivi: “non ho sentito alcuna voce e non mi è apparso nessuno per dirmi di fare il prete!”. Semplicemente il Signore ti fa capire “quando e a cosa” ti chiama; si possono avere tanti “tipi” di vocazione… quella familiare, quella lavorativa, quella contemplativa, quella comunitaria… e anche quella al sacerdozio! Arriva un momento nella vita in cui non puoi più dire di “no” al Signore!

A Dio piacendo, tra qualche anno diventerai sacerdote: chi sono stati i tuoi modelli?
Nel mio cammino di vita, ho avuto la fortuna di incontrare sacerdoti innamorati della loro Vocazione, che con la loro vita – seppur tra tante difficoltà – mi hanno fatto innamorare di Cristo e della Sua Chiesa! I giovani sono una parte importante della mia “scelta vocazionale”, a loro ho dedicato estati intere tra campi estivi, preghiere, ritiri, gite, scampagnate, cene, aperitivi, chiacchierate, confronti su temi di attualità… è anche grazie a loro se sono riuscito a rispondere “si” al Signore, mettendo in gioco tutta la mia vita!.

Cosa diresti ad un giovane che chiede: perché hai fatto questa scelta nella vita?
Direi: vuoi essere felice? Allora mettiti in gioco, “ribalta” la tua vita se non ti piace, ascolta e chiedi aiuto al Signore nelle difficoltà, affidati a Lui in ogni tua scelta! Io ho fatto così: ho lasciato tante certezze per gettarmi nelle braccia del Signore. Oggi, dopo quattro anni di “cammino”, posso dire grazie al Signore, perché mi ha reso davvero e profondamente felice!.