L’ amore che si impara

Domenica 7 giugno – Santissima Trinità
(Es 34,4-6.8-9;   2Cor 13,11-13;   Gv 3,16-18)

23vangeloOso pensare che anche Dio abbia imparato ad amare. Oso pensare che quando Gesù nel Vangelo dice “Dio ha tanto amato il mondo” abbia in cuore una specie di riempimento progressivo, la percezione che, giorno dopo giorno, parola dopo parola, nell’incontro con quel mistero di libertà che è l’uomo, suo Padre abbia raggiunto quell’eccesso d’amore, una sorta di accumulo, una moltiplicazione a diventare travaso, dilatazione eterna di cuore. Oso pensare che l’amore si impari. Giorno dopo giorno. E che questo sia il vero mistero della Trinità.
Come ha imparato Mosè, che, di buon mattino, sale al cospetto di Dio carico di una legge indispensabile ma pesante da portare, pesante per un popolo che non riesce a imparare il volto di Dio. Sale, appesantito, Mosè. E quando arriva ecco che il Signore scese dalla nube. E poi è un passaggio, come una carezza di vento: il Signore passò davanti a lui proclamando Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà. L’amore si impara passando nella vita dei fratelli e lasciando dietro di sé il polline promettente e liberante di una vita che profuma di misericordia, di pazienza, di amore e fedeltà.
Oso credere che anche Dio abbia imparato ad amare. Oso crederlo leggendo il Vangelo di oggi. Un uomo, Nicodemo, semplicemente un uomo. Dal Sinai a Nicodemo non solo un Dio che passa e lascia nostalgie di vita buona ma un Dio che dona, che si dona, e che resta: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito…”. Questo intendo per “imparare ad amare”, passare dalla carezza di un momento al dono eterno di sé.
Oso credere che anche Dio abbia imparato ad amare fino ad arrivare al vertice dell’incarnazione. Non più solamente un “amiamoci” sussurrato all’uomo ma un coinvolgimento capace di dire “Ami con me?”. Non solo “ami me?”, ma: “ami con me?”. Ed è, a pensarci bene, il passaggio generativo che dovrebbe essere dei genitori. Ami con me questo frutto del nostro incontro? Si impara ad amare: occorre fare la fatica di passare da “ama me”, che è proprio del fidanzamento, a “ama con me”, che è proprio dell’amore adulto.
La fede trinitaria è questo amore che coinvolge e allarga. E non è solo questione di padri e di figli ma di comunità che si alleano, e poco importa se non ho figli, se non ho figli miei… se la mia comunità riesce a essere trinitaria davvero, se riesce a farmi sentire che vera fede è condividere l’amore, se riesce a testimoniare che amare è mettere in comune i propri amori unigeniti perché l’amore possa continuare a scaturire, se la comunità degli uomini in cui vivo saprà testimoniarmi questo io scoprirò che l’amore è tale solo quando dona e coinvolge. E Dio, trinità d’amore è Amore vero perché sempre, fino in fondo, per sempre: dona e coinvolge. don Alessandro Deho’