

La sapienza degli antichi ha inteso la storia “maestra di vita”, un valore formativo quasi mai rispettato perché la sequenza di guerre è stata intensa, però la potenza distruttiva della tecnologia e delle armi atomiche ha fatto capire che bisognava cambiare strada: una nuova guerra mondiale farebbe saltare il pianeta senza vincitori né vinti.
Una saggezza è maturata in nobili maestri del pensiero e in politici capaci di progettare un futuro di pace e speranza. L’infamia della guerra non è ancora sparita dalla faccia della terra, crisi pesanti si sono presentate, ma in Europa si è concretizzata l’idea della cooperazione economica e politica in tappe successive e, anche se l’unione non è ancora pienamente soddisfacente, ha garantito settanta anni di pace ed è indiscutibile che non si può fare a meno dell’Europa, lo sa anche chi, con nostalgie di destini imperiali fuori del tempo, si è tirato fuori e chi vorrebbe farlo seguendo impulsi demagogici.
“Senza l’Europa i singoli Stati affonderebbero rapidamente, lo dimostra il fatto che ad ogni sussulto nazionalistico il mondo e non solo i mercati si spaventano. Russia, Stati Uniti, Cina sono interessati non alla sparizione ma certo a mettere l‘Europa sotto la loro sudditanza” (A. Volpi storico).
La festa dell’Europa si celebra il 9 maggio perché in quella data nel 1950 Robert Schuman ministro degli Esteri francese in una conferenza a Parigi disse “mai più guerre tra i paesi europei”. Tanta da allora la strada fatta con l’integrazione economica, la libera circolazione delle merci e dei 500 milioni di cittadini dell’Ue, gli scambi culturali e di lavoro, il programma Erasmus, la moneta unica, la Banca comune, l’allargamento degli aderenti.
La catastrofe della pandemia da covid.19 ha reso evidente il vantaggio di affrontare insieme il problema e con metodo scientifico e sperimentale: nessun paese può risolvere complesse questioni globali riducendosi a “coltivare il proprio orticello”.
Gli ultimi eventi hanno verificato che l’Unione europea deve superare il “virus dell’egoismo”, come esorta il papa. Con responsabilità le Istituzioni comunitarie, superando qualche circoscritta resistenza, stanno prendendo decisioni di unitario governo politico dei problemi contro scetticismi e ristrette visioni sovranistiche.
Quest’anno la festa dell’Europa non avrà celebrazioni pubbliche data l‘emergenza e c’è la delusione della Brexit, ma c’è l’augurio e la preghiera del papa per una “Europa famiglia di popoli”, c’è l’esortazione ad incontrarci idealmente cantando da balconi e finestre “Inno alla gioia”, ode di Schiller messa in musica da Beethoven come coro finale della IX Sinfonia, fatto inno ufficiale dell’Ue. Gioia bella scintilla divina / figlia dell’Elisio / noi ci accostiamo ebbri d’ardore / o Divina, al tuo sacrario.
(m.l.s.)