A Pontremoli il convegno della Manfredo Giuliani

Si è svolto sabato 1 febbraio: ricordati i 50 anni di attività

Tanto pubblico ha partecipato con interesse sabato scorso, 1 febbraio, alla festa per i cinquanta anni di attività dell’Associazione Manfredo Giuliani nella sala dei Sindaci nel palazzo comunale di Pontremoli, aperta da Germano Cavalli che ne è presidente da quando fu costituita nel 1969 dopo la morte dello studioso di cui porta il nome. Nel suo intervento ha ricordato il contributo dato dall’insegnante Vasco Bianchi a far assumere all’Associazione una sua dimensione, a darle un indirizzo e coordinamento, a proporre l’impianto miscellaneo di ricerche a largo raggio tematico che sono il patrimonio culturale che la rivista “Studi Lunigianesi” continua a seguire. Per i cinquanta anni è uscito il numero speciale 48-49 a cura di Rossana Piccioli che ha invitato a leggerlo come un romanzo intrecciato di racconti di vita, un volo di ricordi e di acquisizioni culturali, emozioni vissute dai diretti protagonisti autori degli articoli pubblicati. Il moderatore Giuseppe Benelli con consumata versatilità ha fornito opportune notizie integrative introducendo i relatori.

Il contributo alle scoperte archeologiche

La statua stele Treschietto
La statua stele Treschietto

Angelo Ghiretti direttore del Museo delle statue-stele nel castello del Piagnaro ha parlato, proiettato nel passato e nel futuro, del lavoro etnografico e archeologico del gruppo dei giovani della neonata Associazione “Manfredo Giuliani”, appassionati esploratori del territorio per rinvenire le stele antropomorfe disperse e frammentate recuperandone l’alto valore culturale. Le scoperte archeologiche sono state molte e continuano sostenute anche dal Rotary Club di Pontremoli-Lunigiana. Ha definito pregnanti i contenuti esplorativi dell’Associazione che ha sede a Villafranca, a cominciare dalla “Venere di Treschietto”, la stele rinvenuta nel 1969 nel sito dove ora il sindaco di Bagnone intende mettere a dimora una copia là dove fu trovata e cercare eventuali altre allineate.
Gli indizi portano infatti a sostenere con sempre maggiore verosimiglianza che i nostri lontani antenati paleo e neolitici abbiano collocato le statue-stele allineate in aree sepolcrali, come forse autorizza a credere il rinvenimento casuale delle sette di Groppoli.
La Manfredo Giuliani ha molto contribuito ai ritrovamenti, stupefacente quello del poeta e maestro Dino Ghini che sulla lavagna disegnò la forma di una stele “a testa di carabiniere” e un alunno riconobbe che una pietra uguale era nella stalla di suo padre, uno dei tanti nuovi usi di quelle pietre antiche. Identificare località di potenziali ritrovamenti e tutelarle è per Ghiretti il futuro dell’archeologia ed etnografia locale, campo aperto per la Manfredo Giuliani. Nel 1972 fu anno fecondo, i ragazzi della “Giuliani” fecero ricognizioni pianificate secondo fonti e ritrovamenti ottocenteschi, saltarono fuori tombe più recenti ricoperte con stele.

La statua stele Canossa
La statua stele Canossa

La stele di Canossa rinvenuta presso il cimitero suggerisce l‘ipotesi che allargando l’indagine si potrebbero intercettare sepolcri preistorici. La testa di Venelia è stata trovata dietro il cimitero. è altresì importante riconoscere insieme alla competenza storica e scientifica la lungimiranza di Augusto Cesare Ambrosi che volle a Pontremoli, nel castello del Piagnaro l’allestimento nel 1975 del Museo delle statue-stele, radunate dagli sparpagliati siti di ritrovamento, sono ormai oltre 80.
Doveva essere a Pontremoli il Museo, necessario punto di raccolta in un castello di proprietà pubblica, in una stretta naturale “chiave e porta della Toscana”. Il nuovo allestimento fu diretto dall’arch. Guido Canali, ma il direttore Ghiretti ha avuto campo aperto, presenta una riorganizzazione molto suggestiva, colpisce molto soprattutto gli studenti e l’offerta è ricca per valore culturale grazie anche ai filmati che durano i minuti necessari per capire e ammirare, più delle misure standard proposte dalle Soprintendenze ai Beni artistici e archeologici, con le quali i rapporti a volte non sono stati semplici.

Ricordo di Giancarlo Dosi Delfini

dosi delfini giancarloDurante l’incontro, Andrea Baldini ha dato rilievo alla figura di Giancarlo Dosi Delfini, una delle forze dell’Associazione Manfredo Giuliani; lo ha fatto risalendo alla storia della famiglia di marchesi che dal pavese approdarono a Pontremoli diventando, dopo il passaggio nel 1650 al dominio granducale toscano dei Medici, dinamici imprenditori e mercanti di prodotti ricercati quali le spezie, le drapperie di seta. Arricchirono Pontremoli del palazzo di città e della villa ai Chiosi, residenze di pregio architettonico firmate Francesco e Giovan Battista Natali che furono “degne” di ospitare per tre giorni nel 1714 il duca di Parma con la moglie.
Vennero tempi di decadenza della famiglia e del nostro territorio, Giancarlo Dosi Delfini (1896-1979) si trasferì a Milano e risollevò la famiglia sul piano economico e sociale. Fu un trascinatore dei suoi compagni del Liceo Parini negli ideali dell’interventismo per completare l’unità d’Italia e andò volontario nella Grande guerra; tra questi l’amico del cuore Enrico Gadda presto caduto, fu una perdita sofferta immensamente: come tanti altri giovani vissero l’illusione del gesto audace e rapido di suggestione futurista, invece la guerra fu il lungo logoramento in trincea dei corpi e dell’anima con tante vittime anche civili. Il “marchese” come era chiamato, finita la guerra, si laurea a Parma in giurisprudenza e si impiega in varie industrie, quella di esplodenti diretta dai Quartieri di Bagnone, la Snia Viscosa, da cui si dimise nel 1943 per ragioni politiche non volendo collaborare sotto l’occupazione tedesca.
Assunto alla Banca Commerciale, lascia per entrare alla Siemens e poi all’Itatel come amministratore delegato e vicepresidente: molti sono i lunigianesi qui assunti per sua raccomandazione. Conosce anche fallimenti imprenditoriali coinvolgendo finanziariamente anche amici, il dispiacere acuto lo rende totalmente calvo.
Lasciati i tanti impegni anche per motivi di salute, si stabilisce definitivamente ai Chiosi e intensifica la sua attenta collaborazione a favore della cultura lunigianese, coltiva interessi storici, in Deputazione Storica per le Province Parmensi succedendo al Giuliani come presidente della sezione pontremolese, sempre disponibile per contributi alle attività degli “Amici del Campanone”, dell’Accademia Ceppelini della Spezia e della Manfredo Giuliani, fatta soprattutto di giovani che Dosi definì un giorno i “cavallini” per il futuro dell’Associazione diretta da Germano Cavalli. Ricopre la carica onorifica di priore della Misericordia, opera per l’impegnativo riordino del teatro “della Rosa” e dell’archivio domestico.

Maria Luisa Simoncelli