
A Massa la riflessione del prof. Abramo Reniero in occasione della XI Giornata Tomista
Parlare del pensiero di san Tommaso è sempre un’operazione difficile; ancor più ambiziosa è stata l’idea del prof. Abramo Reniero (docente di filosofia) di presentare, in occasione della XI Giornata Tomista, una riflessione sulla attualità dei principi, della dottrina e del metodo dell’Aquinate.
Il suo intervento (San Tommaso nel magistero più recente: un “atto voluto” o “dovuto”?), ha realizzato in modo egregio quanto il relatore si era proposto: con esso, infatti, egli ha offerto molteplici stimoli di riflessione sull’opportunità della ripresa del pensiero di San Tommaso nel XXI secolo. Il docente ha cominciato mettendo in luce come il santo, nella contemporaneità, sia di fatto “un assente” in quanto “in campo teologico (…) i riferimenti a san Tommaso si limitano perlopiù a citazioni all’interno di trattati di sacramentaria” e “anche nello studio della filosofia nelle scuole superiori egli viene un po’ scavalcato”.
Verrebbe dunque da chiedersi, ha chiarito Reniero, “perché il magistero continua a proporre al pensiero contemporaneo un ‘assente’?” si tratta di “un atto dovuto, di deferenza, oppure no?”. Non tanto per dare una risposta a tale domanda, quanto per dare gli strumenti necessari a sviluppare una propria idea in merito, il prof. Reniero ha delineato un articolato e complesso quadro della presenza dell’Aquinate negli scritti di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Le loro riflessioni sono strettamente concatenate ed esprimono su San Tommaso un giudizio a tratti complesso ma sostanzialmente chiaro: egli, per usare le parole di Papa Giovanni Paolo II, è stato ed è “maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia”. Ad essere per prima analizzata è stata la Lettera Apostolica Lumen Ecclesiae, scritta da Paolo VI nel 1974 per i 700 anni dalla morte di Tommaso; in tale documento il Pontefice pronuncia parole dure per chi non riconosce la grandezza del pensiero dell’Aquinate e suggerisce “quattro ragioni obiettive” per la riproposizione della filosofia di Tommaso.
Connesso a tale considerazioni è il giudizio espresso da Giovanni Paolo II, il quale si è occupato dell’ “eredità di Tommaso” in cinque documenti, tra il 1979 e il 1999.
Papa Wojtyła ha sottolineato, però, anche altri aspetti e, come ha notato Reniero, nella Fides et ratio ha evidenziato la centralità di Tommaso nella creazione di un saldo binomio “fede ragione”; in tale enciclica si legge infatti: “La fede è in qualche modo esercizio del pensiero”. Sono stati infine presentati e commentati alcuni stralci di catechesi di Benedetto XVI, del giugno 2010, in cui anche Papa Ratzinger insiste su tale armonizzazione tomista tra fede e ragione.
Oltre alle sopracitate attestazioni di stima nei confronti del pensiero dell’Aquinate da parte di eminenti teologi, il prof. Reniero ha voluto aggiungere alcune considerazioni importanti per valutare l’opportunità di recuperare il pensiero di Tommaso anche nella filosofia e nella cultura contemporanea. Si tratta, ad esempio, dell’importanza che un testo come la Fides et ratio ha anche per il mondo universitario laico o del rinnovato interesse verso una disciplina così complessa come l’ontologia.
A fronte di questo ricco quadro, le ipotesi proposte dal prof. Reniero alla platea, ovvero che possano essere ancora “tomisti” i principi per analizzare il mondo odierno (fatto “di macchine e di realtà virtuale”) e che si possano trovare nell’Aquinate gli strumenti per tornare ad essere “più empatici e più aperti al dialogo”, si mostrano dotate di una certa consistenza oltre che di un certo innegabile fascino.