Aprite le porte alla Vita

Domenica 2 febbraio si celebra la 42.ma Giornata nazionale: un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale

05giornata_vita2020Nella prima domenica di febbraio di ogni anno, la Chiesa continua a celebrare la Giornata per la vita dal 1979, all’indomani dell’introduzione nell’ordinamento statale della legge 194, che permette di interrompere la gravidanza nel caso in cui una donna “accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”.
I Vescovi nel loro messaggio invitano credenti e non ad amare e desiderare la vita, ad “aprire le porte” a quello che deve essere il bene più prezioso per ogni essere umano “dall’inizio fino al suo naturale termine”. Il dono della vita, infatti, non può essere valutato in base alle condizioni o alle sensazioni che lo caratterizzano nelle sue varie fasi; la vita non è “nostra” nel senso che non è un bene di cui possiamo disporre a nostro piacimento e questo vale pure per l’esistenza degli altri.
Ma il nostro tempo, la nostra cultura, le nostre azioni amano davvero la vita? Chi ha a cuore questo tesoro dovrebbe interpellarsi su problemi che vanno dall’aborto all’eutanasia, allo sfruttamento delle persone, senza distinzione di sesso e di età, fino al persistente calo demografico. Un fenomeno, quest’ultimo, non casuale, legato sia alla crisi del modello di coppia tradizionale, sia agli ostacoli posti dai gravi problemi economici e sociali, che paiono congegnati in modo da rendere sempre più difficile l’apertura alla vita e l’assunzione di responsabilità destinate a durare nel tempo.
05giornata_vitaTali problematiche non figurano mai, o poco, tra le priorità dell’agenda politica. L’impegno di chi governa dovrebbe essere rivolto ad una valutazione seria della famiglia, ai concreti interventi di sostegno soprattutto per le famiglie in formazione con provvedimenti legislativi di aiuto, agevolazioni fiscali, con strutture adeguate perché la maternità non rappresenti un rischio per la perdita del lavoro, un lavoro più stabile per guardare con maggior fiducia al futuro.
Qualcosa ogni tanto si fa ma si attendono passi più significativi. Accanto a strategie di supporto alle famiglie, è indispensabile un grande progetto educativo su amore e sessualità, ossia sulle ragioni stesse della vita, da costruire con l’apporto di tutti. Per questo l’attenzione si sposta sui giovani poiché, per loro, sovente è in agguato la crisi del disamore e del non senso della vita che si manifesta nelle corse sulle strade, nell’uso di sostanze che tolgono sapore ai giorni, nei fenomeni di bullismo e nell’uso incosciente dei mezzi super tecnologici che le stesse famiglie mettono a disposizione senza limitazioni.
Amare e desiderare la vita vuol dire assumersi la fatica dell’educare, dell’essere vicini, dell’accogliere anche le contraddizioni dei giovanissimi, cercando di sensibilizzare, con chiari esempi, agli entusiasmi e alla ricerca dei valori che, nel corso delle stagioni terrene, fanno la differenza.
La Chiesa, con il rilancio del patto educativo globale, voluto da Papa Francesco, è in prima linea. A ciascuno di noi la propria parte, a seconda dei ruoli, senza barriere etniche, religiose, culturali… nell’ottica della vita: prima meraviglia! (I. F.)