
Un nuovo incontro culturale aggiunge conoscenza sulla figura del sarzanese Tommaso Parentucelli
Del personaggio lunigianese più illustre ha parlato a Pontremoli Egidio Banti professore presidente del Centro di Formazione Niccolò V e già uomo della politica in Parlamento. É papa Niccolò V, Tommaso Parentucelli nato a Sarzana il 15 novembre 1397 in una casa ancora esistente in piazza del Comune da Bartolomeo medico a Lucca morto curando gli appestati e da Andreola della famiglia Bosi del borgo della Verrucola di Fivizzano.
Già Eutichiano e Sergio erano stati papi lunigianesi, ma Niccolò V è più importante perché nel suo pontificato di soli otto anni dal 1447 al 1455 accaddero due fatti che cambiarono il mondo: nel 1453 i Turchi conquistano Costantinopoli e pongono fine all’Impero Romano d’Oriente; a Magonza l’artigiano Gutenberg inventa la stampa a caratteri mobili, una rivoluzione gigantesca come quella del fuoco, della ruota, e poi del nucleare e oggi del digitale.
Vive nel tempo dell’Umanesimo cerniera tra Medioevo e età moderna. Curioso il modo in cui fu eletto papa a 50 anni, succedendo a Eugenio IV – che lo aveva ordinato vescovo di Bologna e poco dopo cardinale – in un conclave tenuto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva; si dava per scontata l’elezione di Boscolo Colonna. Fu scelto il Parentucelli, teologo e diplomatico di grande prestigio, aveva studiato a Lucca e a Bologna dove si fece apprezzare dal cardinale Niccolò Albergati che lo ordinò sacerdote e lo fece suo segretario. Ne fu consigliere e compagno nei tanti viaggi in Francia e Inghilterra per porre fine alla guerra dei Cent’anni e per partecipare alle tribolate sessioni del concilio di Basilea che portarono a superare lo scisma della chiesa d’Occidente.

Partecipò alla terza sessione del concilio di Firenze del 1439 convocato su richiesta dell’imperatore e dei patriarchi nel tentativo di trovare un accordo tra la chiesa di Roma e quella ortodossa d’Oriente, la distinzione rimase ma in rapporto di serenità e l’arrivo a Firenze e a Venezia di tanti intellettuali coi loro libri in lingua greca fu un arricchimento fondamentale per l’età dell’Umanesimo.
Nel 1450 celebrò il Giubileo. Mettendo occhio nella vita privata sappiamo che Niccolò V era malato di gotta, il morbo dei ricchi che si cibavano di alimenti grassi e ricchi di proteine; andava a curarsi alle terme di Viterbo (quelle del Bulicame citate da Dante), depresso per la conquista turca di Costantinopoli ora Istanbul, negli ultimi tre anni di vita gli acidi urici lo tormentarono fino a portarlo alla morte il 25 marzo 1455. Fu sventata nel 1453 una congiura ordita contro di lui per rivalità maliziose.
Niccolò V è passato alla storia come profondo teologo, costruttore della nuova Roma dove fece restaurare le grandi basiliche, ampliare gli acquedotti, edificare ponti e mura, è fondatore della Biblioteca Vaticana. Si circondò di intellettuali e pittori tra cui il Beato Angelico che dipinse la cappella niccolina. In sede locale fu attento a dare unità al territorio della diocesi di Luni.
La madre e il fratello uterino cardinal Filippo Calandrini fecero edificare la cappella nella cattedrale di Sarzana con l’ancona marmorea dell’Incoronazione della Madonna di Lorenzo Riccomanni. La sepoltura sua fu nella basilica di San Pietro, la tomba grandiosa, con epigrafe dell’umanista futuro papa Pio II, fu mutilata e trasferita nelle Grotte Vaticane.
L’iscrizione sepolcrale ricorda che Niccolò V fu “illustre per senno, onorò i dotti, essendo Egli più dotto di ogni altro. Tolse via l’errore con cui lo scisma aveva avvelenato il mondo, ristabilì i costumi, decretò gli onori degli altari a Bernardino da Siena, cinse della corona imperiale Federico III, ordinò gli stati d’Italia stringendoli in lega, fece tradurre in lingua latina molte opere greche”.
Sarzana offre ancora oggi un itinerario niccolino e nel 1997 ha celebrato il VI centenario della nascita di Niccolò V con relazioni di contenuto religioso, storico e culturale, con pubblicazione di libri, concluso con un Convegno internazionale.
Maria Luisa Simoncelli