Le parole del vescovo Giovanni nella celebrazione per la riapertura della chiesa di San Matteo dopo più di sette anni
Il parroco don Andrea Forni riceve il dono del Vescovo Giovanni per la parrocchia: un evangeliario
“La Chiesa non sono i muri, siamo noi. Ma è indispensabile avere una casa dove trovarci”: così il vescovo Giovanni ha iniziato il suo saluto ai fedeli che domenica mattina hanno affollato la chiesa parrocchiale di Casalina, alla riapertura dopo ben 7 anni di inagibilità per i danni del terremoto del 2012.
Ha ricordato come in diocesi sono state ben 104 le chiese danneggiate dai terremoti recenti: “abbiamo potuto contare sull’8xMille e grazie a quei fondi entro la prima parte del 2021 contiamo di riaprirle tutte, forse ancora più belle di prima!” sottolineando come lo slogan dell’iniziativa Pietre Sacre, “il poco di tanti diventa molto” abbia fatto “fiorire l’aiuto della nostra gente”, ringraziamento anche per la gente della Valdantena che sta sostenendo l’onerosa parte di cofinanziamento del restauro: “non avete fatto un regalo solo a Casalina, ma a tutti noi!”.
“Il suono delle campane ci chiama qui”
C’era tanta emozione domenica a Casalina: nonostante il meteo incerto i fedeli accorsi sono stati tanti e l’edificio è riuscito a stento a contenerli tutti. A rendere più solenne la cerimonia la presenza del vescovo diocesano che ha presieduto la celebrazione eucaristica con il parroco don Andrea Forni, visibilmente emozionato per aver portato a compimento un percorso che, pochi mesi fa, si era trovato a gestire appena entrato in parrocchia.
Don Andrea si è limitato ai saluti agli intervenuti e alle autorità e associazioni presenti (il vicesindaco di Pontremoli Manuel Buttini; il comandante della Compagnia Carabinieri di Pontremoli magg. Roberto Ghiorzi; i militari della Guardia di Finanza; l’on. Cosimo Ferri; i progettisti Giancarlo e Jacopo Bergamaschi; il Gruppo Alpini e l’Associazione Nazionale Finanzieri di Pontremoli).
Mons. Santucci apre simbolicamente le porte della chiesa
Ha lasciato poi la parola a Fernanda Piagneri Seratti per i ringraziamenti: “è un giorno di grande gioia – ha detto a nome di tutta la comunità parrocchiale – atteso per più di sette anni, durante i quali abbiamo temuto di non vedere riaperta la nostra chiesa che invece sembra ancora più bella e che oggi, nella festa di San Matteo, è pronta ad accoglierci di nuovo. Grazie al nostro vescovo: quando venne a farci visita dopo il terremoto ci aveva promesso che avrebbe fatto il possibile. E grazie al nostro nuovo parroco, guida sicura nel cammino verso Dio”. “Ormai siamo davvero pochi – ha concluso – e sparsi nelle varie frazioni, ma il suono delle campane Ci chiama a riunirci qui”.
Per la riapertura dell’edificio, danneggiato dal terremoto del 2012 è stato necessario un costoso intervento: 150mila euro per il restauro degli interni e, soprattutto, per la posa di decine di micropali affondati fino ad ancorare alla roccia il promontorio che stava scivolando a valle. Un intervento finanziato in parte dalla Cei con i fondi dell’8xMille e per una parte considerevole a carico della parrocchia stessa. (p.b.)
Nell’omelia il vescovo diocesano si è soffermato sulla Parola appena ascoltata: “Luca è un evangelista straordinario, un pagano che decide di conoscere Gesù. Si pensa fosse un medico, dunque un uomo abituato a ‘cercare’ le cose, le cause e gli effetti. Così si mette a studiare quanto ascolta e si rende conto che è necessario farne un racconto”.
Quanto Gesù dice è osservato e ascoltato e Luca ci trasmette il messaggio di un “Gesù che ci ‘provoca’ alla fede. Essere cristiani non vuole dire essere buoni! Tutti devono esserlo. Essere cristiani è accogliere il senso della vita che Egli dona. Dunque dire sì alle scelte giuste e no a quelle sbagliate. Sì al bene, no al male!”
Il vescovo diocesano mons. Giovanni Santucci con il parroco don Andrea Forni
Da qui la riflessione sul senso del nostro essere nel mondo: “Dobbiamo chiederci non perché si viva, bensì per chi si vive. La vita non ci appartiene, non ne siamo padroni, non ne disponiamo: nessuno vive per se stesso. Rendiamoci conto che la vita non è tutta qui, ora! Non ha senso lottare, soffrire per poi morire. Ecco allora la nostra visione: una vita infinita da conquistare con le risorse che oggi abbiamo”. Di fronte alla immagine di san Matteo ha ricordato come “il denaro crea concorrenza e nemici. Matteo era un uomo ricco che riscuoteva le tasse ed era odiato da tutti. Gesù lo invita a seguirlo e lui si alza e lo segue, lasciando tutto: il lavoro, le ricchezze, la famiglia… e diventa addirittura uno degli Apostoli e anche lo scrittore del primo Vangelo”.
“Oggi riapriamo questa chiesa – ha concluso – che esprime la fede degli antichi. E la nostra? Non dobbiamo fare delle chiese dei musei: nelle chiese va bene la custodia delle cose, ma di nostro che cosa mettiamo? Che cosa aggiunge la nostra fede a quella dei padri? Questo deve essere il nostro impegno: costruire una fede per essere segno della nostra identità di discepoli del Signore”.
Accompagnata dai canti del Coro San Giorgio di Filattiera, la solenne celebrazione ha visto anche la consegna da parte del vescovo Giovanni al parroco don Andrea di un evangeliario che guiderà la vita liturgica della comunità.