
Negli Stati Uniti si è vissuto, ancora una volta, un tragico week-end. Morti e feriti hanno insanguinato le strade di città lontane tra loro, ma accomunate dalla stessa scia di sangue. Questa volta le scene delle sparatorie di massa sono le città di El Paso, Dayton, Chicago.
Bianchi, americani, armati di fucili in pochi minuti hanno falciato la vita di 9 persone nella zona culturale e notturna di Dayton, ne hanno uccise ben 20 nel centro commerciale di Walmart a El Paso, si conta un morto e 11 feriti in un parco del quartiere periferico di Chicago.
Si va dal Texas all’Ohio all’Illinois, stati molto lontani tra di loro per collocazione geografica e per contesto culturale. Per questo i vescovi americani hanno lanciato l’allarme: “È un’epidemia, sono necessarie azioni di prevenzione della violenza… Le vite perse durante questo fine settimana ci mettono davanti ad una terribile verità; non potremo mai più credere che le sparatorie di massa siano un’eccezione isolata”, ha ribadito in una dichiarazione il presidente dei vescovi americani, card. Di Nardo, che parla di obbligo nel “compiere azioni di prevenzione della violenza” e incoraggia pubblicamente i cattolici “ad alzare la voce per sostenere i cambiamenti necessari alla nostra politica e cultura nazionale”.
Mentre le vittime sono rimosse dai luoghi della tragedia, si prega, si veglia. Si è pregato ieri sera al muro di confine.
Si prega nelle scuole, nella sede della squadra sportiva, nelle messe e nelle funzioni. A El Paso, in Texas sul confine col Messico dove si alza il famoso muro, il vescovo cattolico mons. Mark J. Seitz e i leader religiosi della città si sono inginocchiati insieme per chiedere conforto ed implorare una svolta anche nella politica. Di fronte a tanta violenza ha ricordato come “i confini abbiano dimostrato al mondo che la generosità, la compassione e la dignità umana sono più potenti delle forze di divisione”.
Egli ben conosce la generosità della sua comunità composta dall’80% di ispanici che vivono in Texas fin dal 1690, quando il territorio era sotto il dominio spagnolo e furono i primi colonizzatori, i primi uomini a rendere fertile l’arido terreno texano.
Quindi nessuna invasione. “Abbiamo dimenticato come essere compassionevoli, generosi e umani – ribadisce mons. Seitz -. La tenerezza e l’amore che non conoscono confini sono ora crocifissi dal turbinio mortale della ricerca di se stessi, della paura e della vendetta”. Da pastore poi, chiede che chi ha subito la violenza e a comunità riscopra “in Cristo che ha sofferto, che si è fatto uno di noi, il nostro compagno”.
In sintonia col card. Di Nardo il sindaco della città di Dayton, Nan Whaley, ha assicurato che la piccola comunità si riprenderà. A lei si sono uniti altri 50 sindaci per chiedere una revisione delle norme sulla vendita di armi: “Quando è troppo, è troppo. Il nostro Paese ha subito più di 250 sparatorie di massa dall’inizio dell’anno e non è più tollerabile”, ha ribadito il primo cittadino.