L’uomo conquista la Luna, il sogno  è diventato realtà

Il 20 luglio 1969 gli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin scendono sulla Luna: “un grande passo per l’umanità”. La missione Apollo 11 è un successo totale

29luna_terraUna grande ora storica quella del piede umano sulla Luna: per la prima volta l’uomo uscì dall’involucro dell’atmosfera terrestre, sfuggì alla forza di gravità e per due ore e quindici minuti saltellò sulla superficie basaltica del nostro unico satellite, che ha 1/6 di gravità rispetto alla Terra, sollevando strati di polvere e raccolse kg 381,7 di campioni rocciosi e piantò la bandiera statunitense.
Sono le 22,56 EDT (l’ora convenzionale degli Stati Uniti) del 20 luglio 1969 quando un essere umano esce dal modulo lunare LEM “Eagle” della missione Apollo 11 e mette piede sul suolo lunare. La navicella “Columbia” porta tre uomini: Michael Collins pilota del modulo di comando che rimane in orbita, Neil Armstrong il primo a saltar giù dalla scaletta e 15 minuti dopo scende Edwin Aldrin. La navicella dopo tre giorni di viaggio orbitale aveva allunato (si impone il neologismo) alle ore 16,17 EDT del 20 luglio.
C’era un 50% di possibilità di fallimento per far scendere gli uomini, gli ultimi secondi sono drammatici, il computer di navigazione, controllato dalla base di Houston, suona l’allarme, la riserva di carburante è agli ultimi istanti. Armstrong dice che è stato fatto un passo, piccolo per l’uomo ma gigantesco per l’umanità; Aldrin invece grida “magnifica desolazione!” La prima passeggiata è stata vista da oltre seicento milioni, colpì la fantasia e significò slancio ottimistico verso il futuro; la Rai affidò la cronaca a Ruggero Orlando da New York e a Tito Stagno da Roma.
La missione si conclude con successo, i primi due ”seleniti” ritornano sul Modulo lunare, il 24 luglio l’ammaraggio sul Pacifico, staranno in quarantena per le precauzioni sanitarie ed epidemiologiche. Poi fu festa trionfale con l’entusiasmo del presidente Nixon, di tutta l’America e del blocco dell’Occidente. Meno contento si può immaginare sia stato il blocco che gravitava intorno all’Unione Sovietica: il mondo era diviso tra le due superpotenze armate, che per fortuna non si facevano guerra calda, tuttavia pesante era quella fredda in un clima di sospetti, di contrapposizione ideologica, economica, sociale e anche scientifica, di gara più per ragioni politiche e strategiche di difesa, di militarizzazione dello spazio, di dotazioni di satelliti spia, di propaganda e di volontà di potenza piuttosto che di insaziabile nobile curiosità di esplorare l’ignoto.
La premessa dela esplorazione dello spazio l’avevano messa i nazisti con i tentativi di attacchi con missili a fine guerra; i sovietici in gara accanita e spettacolare arrivano a lanciare per primi un satellite artificiale (sputnik) nel 1957, mandano in orbita la cagnetta Laika che morirà, ha successo invece il primo viaggio fuori atmosfera di Yuri Gagarin nel 1961.
Gli americani con grande organizzazione puntano ad arrivare per primi sulla Luna e in pochi anni approntano la necessaria tecnologia meccanica, metallurgica, di chimica dei combustibili e dei nuovi materiali e quel 21 luglio di cinquanta anni fa fu Luna. Allunano nel mare della Tranquillità, non fatto di acqua ma è una ampia distesa pianeggiante che sprofonda tra alti crateri, osservati già nel 1609 da Galileo.
La Luna la vediamo macchiata perché il sole crea un gioco di luci ed ombre che “là giuso in terra / fan di Cain favoleggiare” (Dante, Par.II, 50-51). Quando eravamo bimbi ci dicevano che le macchie lunari erano grandi fasci di spine sulle spalle del fratricida Caino confinato sulla Luna, distante in media 384mila km dalla Terra: vista dal vero la Luna non farà più fantasticare?

Maria Luisa Simoncelli