Il dolore della Madonna nell’iconografia della Passione

Un itineraio artistico tra Pontremoli, Vignola, Aulla e Filattiera

La statua della Madonna Addolorata conservata nella chiesa di San Geminiano a Pontremoli (Foto Walter Massari)
La statua della Madonna Addolorata conservata nella chiesa di San Geminiano a Pontremoli (Foto Walter Massari)

Il dolore e lo strazio della Vergine Maria per la morte del suo Figlio Gesù raccolgono il tormento di ogni madre che perde un figlio. Tragedia molto presente ancora nel nostro tempo pieno di violenza che conosce quotidiane stragi degli innocenti. Maria Addolorata è ispiratrice di profonde e drammatiche parole nella lingua dei poeti, nelle sacre rappresentazioni medioevali, nelle laude sacre come quella potentissima di Jacopone da Todi, nei Compianti, negli inni e nelle note della musica sacra.

Madonna Addolorata. Pieve di Vignola
Madonna Addolorata. Pieve di Vignola

Pittori e scultori sublimi come pure semplici artigiani in numero altissimo hanno dato volto e gesti al dolore infinito di Maria nella sua sofferenza umana, non resa immune dal privilegio di essere la mamma di un figlio divino. In ogni chiesa cattolica le formelle della “Via crucis” raffigurano Maria che, abbandonata dai discepoli, sale al Calvario.
Anche nel nostro territorio l’Addolorata è ben rappresentata, riportiamo qui alcune statue e un dipinto. Nell’antica pieve di Vignola una statua dell’Addolorata nel 1934 fu sostituita con questa nuova in legno realizzata in un laboratorio di Ortisei e donata da Luigi Andreini; è collocata in un’ampia cappella che si apre al centro della navata destra.

Pietro Cocchi, “Madonna Addolorata”. Olio su tela (1825). Duomo di Pontremoli
Pietro Cocchi, “Madonna Addolorata”. Olio su tela (1825). Duomo di Pontremoli

Nella sacrestia del Duomo di Pontremoli, appeso in alto sta un quadro di medie dimensioni del pittore pontremolese Pietro Cocchi, studente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, sovvenzionato e protetto da personaggi importanti; morì a vent’anni nel 1846. La Madonna è una bella giovane che esprime tutto il suo dolore nella torsione del corpo teso in alto e come in atto da urlo. Nel libro di mons. Annibale Corradini “La chiesa di S. Maria del Popolo” si legge che il quadro era della chiesa di San Geminiano e fu donato da suor Maria Casaccia del monastero di San Giacomo. Meriterebbe una collocazione più dignitosa.

Pontremoli, chiesa di San Nicolò. Madonna Addolorata
Pontremoli, chiesa di San Nicolò. Madonna Addolorata

Nella parrocchia di San Nicolò l’11 dicembre 1672 fu eretta da padre Serafino “de Gattis de Mulazzio” dell’ordine dei Servi di Maria la Confraternita della Beata Vergine dei Sette Dolori, soppressa nel 1785 con la riforma granducale. In chiesa sta la statua della Vergine con le sette spade circondata da angeli. Dal 1760, seppur non con cadenza fissa, venne portata in processione il Giovedì Santo; nella seconda metà dell’Ottocento, come ricorda Paolo Lapi in un opuscolo del 2018, sorsero motivi di rivalità con San Geminiano che furono risolti in Vaticano nel 1885 a favore di S. Nicolò.
In San Geminiano sta l’altare dell’Addolorata, unico interamente in marmo, nella nicchia la statua di Maria opera dello scultore genovese Farina del Settecento; presenta nei plinti due stemmi in marmo della famiglia dei marchesi Dosi.
A Filattiera una statua dell’Addolorata è detta comunemente Madonna del terremoto, sempre molto venerata per aver salvato il paese da una fortissima scossa nel 1903.

Maria Luisa Simoncelli

Quella statua salvata dalla piena del Magra

La statua della Madonna Addolorata nei giorni dell'alluvione di Aulla nell'ottobre 2011
La statua della Madonna Addolorata nei giorni dell’alluvione di Aulla nell’ottobre 2011

La statua dell’Addolorata nella chiesa di San Caprasio in Aulla è una pietà, ma per gli aullesi è sempre stata, appunto, l’Addolorata. Nell’ottobre del 2011 venne coinvolta nell’esondazione delle acque del Magra: sono tanti a ricordare l’opera coperta di fango e oggi di nuovo esposta grazie ad un paziente restauro.

Il volto della statua della Madonna Addolorata nella chiesa di San Caprasio in Aulla al termine del restauro
Il volto della statua della Madonna Addolorata nella chiesa di San Caprasio in Aulla al termine del restauro

Nella prima metà dell’ottocento ebbe in dono sette grandi spade d’argento, poi rubate una decina di anni fa. Ha un ricco corredo di ex voto in gioielli antichi ed una corona d’argento donata in occasione del giubileo del 2000.
La statua, vestita con un abito in seta e perline dell’800, si è salvata dalla distruzione delle altre statue vestite disposta dal vescovo di Massa: infatti era pronta una copia lignea, ma la popolazione insorse e salvò l’antica “loro” Addolorata. Il recente restauro ha svelato come la statua sia l’assembramento di due diverse sculture: un Cristo cinquecentesco ed una Madonna delle Grazie di fine settecento che in origine portava in braccio Gesù Bambino; si nota il volto e lo sguardo sereni di Maria che non si fissa su quello del figlio morto.