
La ricorrenza centenaria dell’Appello ai liberi e forti ripropone con forza la figura del sacerdote siciliano

Una serie di eventi hanno aperto l’Anno sturziano in occasione delle celebrazioni per il 100° anniversario dell’Appello ai liberi e forti con cui, il 18 gennaio 1919, venne fondato da Luigi Sturzo il Partito popolare. Le commemorazioni del centenario organizzate dall’Istituto a lui intitolato e dalle Chiese di Sicilia, proseguiranno nel corso dell’anno per rendere viva la testimonianza di colui che è considerato l’artefice della difficile transizione dei cattolici italiani dall’opposizione allo Stato liberale all’impegno nelle sue Istituzioni e il difensore del sistema democratico.
L’avvicinamento alla politica non fu per Sturzo casuale né tardivo e lo coinvolse fin dai primi anni del seminario. Ma quali furono le motivazioni che spinsero don Luigi a seguire la sua vocazione spendendosi nei confronti del popolo per operare un reale cambiamento?
Certamente i conflitti sanguinosi repressi violentemente nei moti dei Fasci siciliani del 1893-1894 e che determinarono le rivolte dei contadini e degli operai delle zolfare siciliane.
I fatti accaduti fecero meditare il giovane sacerdote che già, con l’uscita dell’enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII nel 1891, aveva manifestato posizioni entusiastiche per l’impegno con cui il Pontefice intendeva affrontare la questione sociale.

Inoltre lo spettacolo delle miserie del popolo nei quartieri periferici di Roma che, nella Pasqua del 1895, don Sturzo ebbe modo di vedere durante la benedizione delle case, influirono sul suo modo di testimoniare il Vangelo, maturando, così, la convinzione di diventare l’apostolo dei poveri e dei diseredati. La politica fu da lui concepita come una forma alta ed esigente di carità; interpretò il suo ministero sacerdotale come una missione da introdurre nella vita pubblica in cui la carità cristiana non poteva essere dissociata dalla ricerca della giustizia, intesa come atto d’amore verso il prossimo.
Rifiutò di rimanere a Roma per frequentare l’Accademia dei nobili ecclesiastici destinati alla carriera diplomatica e rinunciò alla cattedra di Filosofia e sociologia nei seminari. La politica, dunque, come dovere morale non solo annunciato ma soprattutto messo in pratica.
Un partito di cattolici: il PPI sorse innovando l’eredità del pensiero cattolico democratico di fine Ottocento
L’opposizione cattolica all’Italia unificata è complessa, conosce l’intransigente divieto di partecipare alla vita politica, ma anche le aperture progressive dei cattolici democratici con papa Leone XIII e la prima enciclica sociale della Chiesa. Orientato in questa direzione fu anche David Camilli vescovo di Pontremoli dal 1889 al 1893. Un’esperienza di Democrazia Cristiana fu quella di giovani che “uscivano di sacrestia” a combattere per la causa operaia e contadina; tra questi Toniolo, Murri, il cui modernismo proponeva riforme radicali dell’Opera dei Congressi e fu condannato da papa Pio X.
L’astensionismo dei cattolici si attenuava per l’urgenza stessa della realtà politica, delle tensioni nate dall’impresa coloniale in Libia. Si praticò la formula “deputati cattolici sì, cattolici deputati no”, alla quale si orientò pure il patto firmato nel 1913 dal cattolico Gentiloni col liberale presidente del Consiglio Giolitti.
Era un accordo elettorale: i cattolici non potevano formare un loro partito, ma essere candidati o elettori a titolo personale nelle liste liberali, purché fossero tutelate la scuola privata, l’istruzione religiosa e le organizzazioni economico-sociali cattoliche e non fosse legalizzato il divorzio. Era nell’interesse delle due parti per contenere l’avanzata socialista prevista con la nuova legge elettorale a suffragio universale maschile, che avrebbe portato molti voti socialisti del proletariato. La guerra maturò ulteriore impegno dei cattolici in politica.
È così che don Sturzo maturò un’evoluzione sociale che lo portò in pochi anni a fondare comitati cattolici e opere economiche come Casse rurali, Cooperative di lavoro e di consumo, Società di mutuo soccorso e assistenziali. Il settimanale “La Croce di Costantino” da lui fondato, divenne l’organo di vita delle fiorenti associazioni cattoliche e la tribuna da cui il sacerdote e politico manifestava il suo impegno.
Le tesi di Sturzo sono a favore di un decentramento regionale, amministrativo e finanziario e il Comune diventa, con la sua autonomia territoriale, la vera base della vita civile, libero dalle ingerenze dello Stato e gestore delle proprie attività economiche.
Fu consigliere provinciale a Catania e dal 1905 prosindaco di Caltagirone, fino al 1920. In quegli anni svolse una vivace attività in seno all’A.N.C.I. dove tenne relazioni applaudite anche da amministratori di diversa tendenza. Intanto il lungo periodo del “non expedit” di Pio IX del 1874, che faceva preciso divieto ai cattolici di accedere alle urne, venne superato, anche se solo in parte, nel 1913 dal patto dei cattolici di Gentiloni con i liberali di Giolitti.
Don Sturzo collaborò intensamente con Giuseppe Toniolo, uno dei maggiori propulsori della dottrina sociale della Chiesa, mentre con don Murri, esponente del movimento chiamato “Democrazia cristiana”, ebbe momenti di condivisione ma anche di aperto dissenso in conseguenza dell’adesione di quest’ultimo al movimento culturale e religioso del Modernismo, che con l’enciclica “Pascendi” papa Pio X condannò aspramente.
Don Sturzo dimostrò coerenza con la propria vocazione sacerdotale e dette prova del suo senso di disciplina alla gerarchia della Chiesa contro e in opposizione alla quale egli non avrebbe mai fondato il partito nazionale dei cattolici. Con il nuovo papa Benedetto XV furono favorite le condizioni per la nascita del Partito Popolare laico, democratico e costituzionale di ispirazione cristiana che “consacrò – come scriveva Sturzo – la grande missione civilizzatrice dell’Italia”.
La nuova fase storica porterà alla concessione, da parte della Santa Sede, del nulla osta per fondare il Partito Popolare Italiano a cui Sturzo, con il suo Appello ai Liberi e forti, dette anima delineandone il programma e la struttura organizzativa.
Nel novembre del 2017 si è conclusa favorevolmente la fase diocesana della causa di beatificazione del Servo di Dio don Luigi Sturzo il cui carisma fu speso al servizio dell’intera nazione. Se il suo impegno politico come atto di vero amore e la sua missione nell’introdurre la carità e la giustizia nella vita pubblica verranno riconosciuti, allora la sua figura profetica troverà una degna collocazione.
Pierangelo Coltelli