Beato l’uomo che confida nel Signore Gesù

Domenica 17 febbraio, VI del Tempo Ordinario
(Ger 17,5-8; 1Cor 15,12.16-20; Lc 6,17.20-26)

07vangeloGesù ha intorno a sé una grande folla di discepoli. Vengono a lui dalla Giudea, dalla Galilea e dai territori vicini. I racconti di questo giovane Maestro che compie miracoli sono arrivati fino a Gerusalemme e oltre e in moltissimi sono partiti per seguirLo e ascoltare le sue parole.“Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete»”.
Il Maestro inizia il suo discorso in modo spiazzante e in seguito rincara la dose: “Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.” Ricorda ai suoi discepoli, e a noi, che gli afflitti e gli affamati sono nel cuore di Dio (e dovrebbero essere anche nel nostro).
Nel giudaismo, ‘beati’ sono detti i giusti. Gesù dichiara beati i poveri, perché Dio, il loro Re, ha a cuore la loro situazione. Sono beati perché il regno di Dio appartiene a loro, l’amore di Dio è con loro e li rende uomini nuovi. La vera gioia nasce dalla comunione con Dio che i cristiani cercano, in cui credono e sperano, anche (forse soprattutto) quando, per l’adesione a Lui, vivono una situazione precaria e dolorosa. Luca, che riporta questa versione del ‘Discorso delle Beatitudini’, presente anche negli altri Vangeli sinottici, parla alla sua comunità, che condivide la condizione dei poveri, esposta all’insicurezza e all’emarginazione in un mondo che ragiona secondo altri criteri, quelli della forza e della ricchezza.
Gesù invita alla gioia anche nella miseria, forti nella certezza di ricevere il dono dell’amore di Dio Padre. «Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione». La ricchezza non è per forza una mera condizione economica, è una condizione dello spirito, un rischio reale e pericoloso per chiunque. La ricchezza è la falsa sicurezza: la sensazione di autosufficienza che porta a ritenere Dio superfluo.
E l’indifferenza nei confronti dei bisogni dei poveri. Per i ricchi è forte la tentazione di chiudersi nell’auto-referenzialità. Gesù è preoccupato che il cuore delle persone si chiuda al dono di Dio. «Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi».
È comune la tentazione di guadagnarsi la lode degli astanti facendo dei compromessi con il nostro punto di vista. Ma questo non può arrivare a cedimenti sulla verità del Vangelo per guadagnarsi una reputazione compiacendo lo spirito del tempo. Gesù ci descrive nello stesso discorso povertà e ricchezza, perché, lungo il percorso della vita, possiamo incontrarle entrambe, talvolta fuse insieme in noi stessi. C’è il buono apparente che è cattivo in realtà, il cattivo apparente che è buono interiormente, il ricco che è ricco in un senso e povero in un altro, pieno di qualcosa e carente di qualcos’altro, ricco di altri e povero di sé…

Pierantonio e Davide Furfori