Le tue parole, Signore Gesù, sono spirito e vita

Domenica 27 gennaio, III del Tempo Ordinario
(Ne 8,2-4.5-6.8-10; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21)

04vangelo“Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato”. Luca inizia il suo vangelo con una spiegazione: vuole porsi in continuità con coloro che finora hanno narrato la vita di Gesù ai suoi seguaci, ma ambisce a fare un lavoro più organico e accurato. Vuole presentare gli elementi storici sui quali poggia la fede cristiana, con la garanzia di testimoni attendibili, e di una trasmissione fedele. Si preoccupa di fare le cose per bene.
Tutte le informazioni riguardanti Gesù devono essere disponibili, e non devono essere travisate, perché la maggior parte dei testimoni oculari hanno ormai concluso il loro pellegrinaggio terreno. Luca vuole fare riferimento all’autentica tradizione apostolica, presentata nella sua completezza, storicamente verificata e teologicamente approfondita e attualizzata.
Sono stati scritti molti studi sull’attendibilità dei Vangeli. Gli scettici sottolineavano che gli autori erano seguaci di Gesù, quindi per definizione non veritieri. Un’obiezione non pertinente. Nessuno mette in discussione la narrazione delle campagne di guerra nelle Gallie, anche se lo storico che ne parla è Giulio Cesare, che comandò quella spedizione. La narrazione della storia umana è stata quasi sempre funzionale ai vincitori, che hanno abbellito ciò che gli faceva comodo e silenziato ciò che non li avvantaggiava, talvolta spacciando menzogne per verità.
Ancora di più oggi leggiamo le ricostruzioni di fatti più o meno recenti, apparentemente corrette, con adeguate citazioni delle fonti. Ma, sotto questo mantello, spesso si nascondono affermazioni false, rivestite di una veste scientifica, favorevoli agli interessi di qualcuno.
Non è così per il Vangelo di Luca. “In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode”. Siamo due capitoli dopo il prologo, nel momento in cui Gesù, dopo le tentazioni nel deserto, comincia il suo ministero pubblico. Non è un predicatore di strada. Si reca in sinagoga, in continuità con la religione ebraica.
“Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e, secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia”. Nella liturgia del sabato in sinagoga vi era una lettura della Legge. Poi si leggeva un brano dei Profeti. Seguiva un’omelia. La lettura e l’omelia potevano essere tenute da uno qualsiasi degli uomini presenti.
Il testo letto da Gesù parla della liberazione, fisica e spirituale, dai mali fisici e sociali. Fa riferimento all’anno giubilare, in cui gli ebrei rimettevano i debiti e liberavano gli schiavi. Questo avveniva periodicamente, almeno ogni cinquant’anni, in modo da permettere a ciascuna generazione di farsi valere senza vantaggi e svantaggi di posizione. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Gesù è venuto a portare una salvezza quotidiana e globale. Più potente di quella annunciata da Isaia. Oggi, anche nel nostro oggi, si inaugura l’anno di grazia, il tempo della salvezza.

Pierantonio e Davide Furfori