
Il riconoscimento nazionale promosso dal Serra Club è stato assegnato sabato scorso a Pontremoli
Assegnato a Pontremoli il Premio Penna dello spirito promosso dal Serra Club con la direzione di Patrizia Rossi presidente della Biblioteca dell’Associazione che opera in aiuto alle vocazioni sacerdotali. Ha vinto per l’intensità di un percorso interiore mistico e spirituale il libro di Antonella Lumini e Paolo Rodari “La custode del silenzio” (Einaudi Stile libero extra).
L’autrice Antonella Lumini era presente sabato scorso, 3 novembre, in Vescovado a Pontremoli a ricevere in premio un’incisione di Paolo Lucii, salutata dal sindaco, dal Presidente nazionale del Serra Enrico Mori e da alcuni governatori. Patrizia Rossi ha puntualizzato il percorso di vita scelto da Antonella Lumini, che nel suo intervento ha trasmesso l’energia interiore che le viene dal praticare il silenzio scavato dentro di sé per creare dialogo e relazione, costruire equilibrio e armonia.
Un percorso difficile ma possibile a tutti per trovare nel rumore quotidiano pause di contemplazione che fanno scattare maturazione della propria individualità aperta al mondo. Una sponda mistica della vita che ha radici anche nel monachesimo degli anacoreti del deserto e nell’apostolo Paolo.
Un libro edificante che testimonia una scelta di vita e autenticità di esperienze esistenziali e spirituali. Quasi paragonabile a estasi mistica è il “silenzio” che la protagonista Antonella Lumini riesce a raggiungere e a narrare con limpida parola. Ci sono tanti “silenzi” nella storia generale e privata, non tutti buoni, come l’omertà o la mancata denuncia o difesa di diritti conculcati.
Ma qui è il silenzio vissuto, nasce dall’abbandono all’azione vivificante della preghiera, guarisce il dolore del mondo, oggi quanto mai grande e inquietante, è luce che penetra nel buio. Silenzio e solitudine non escludono dalla relazione con gli altri, sono al servizio dell’ascolto, muovono energie spirituali, creano condivisione e portano a correggere il frastuono della società indicando l’essenzialità possibile da raggiungere.
Certamente l’autrice è ben consapevole che non tutto si può, il male c’è, ha una sua misteriosità e a volte possiamo solo arrenderci. C’è però la paolina “buona battaglia” da combattere per accrescere il bene e accettare la nostra debolezza con umiltà. Il silenzio è prezioso, immergersi in esso richiede abbandonarsi a una dimensione che vada oltre la rigorosità raziocinante, con fiducia che tutto sarà redento, di qui o di là. Certamente per far “parlare” il silenzio interiore e illuminante ci vogliono attitudini, tempo, sapersi liberare dalle necessità e dai doveri contingenti, ma leggere della pace che procura fa bene, dà speranza e serenità anche a chi non riesce a raggiungerlo.
Le osservazioni, i dubbi, i chiarimenti che Paolo Rodari propone dialogando con la protagonista sono quelli in cui il lettore si può riconoscere e possono accendere la tensione al silenzio. Per scoprire della vita “quel che inferno non è” bisogna osservare però che ci sono anche altre vie buone e vere di impegno operativo e non solo quelle del silenzio e della solitudine.
(m.l.s.)