

Non c’era paese, in Lunigiana, che non avesse a disposizione uno o più mulini dove trasformare i prodotti faticosamente ricavati da un territorio avaro: castagne, ma anche segale e frumento, tipici di un’economia di sopravvivenza che oggi sembra impossibile ai più.

Un censimento del 1887 nella Lunigiana interna ne contò più di 400, con un totale di oltre mille macine tutte messe in funzione dalla forza motrice dell’acqua. Proprio la disponibilità di questa condizionava la loro realizzazione, sia per quantità sia per disponibilità nel corso delle stagioni dell’anno: se era poca e utilizzabile per pochi mesi il mulino sarebbe stato piccolo, magari con una sola macina; ma in questo caso poteva spesso essere affiancato da un altro, un po’ più in basso, in grado di riutilizzare la stessa acqua dopo che questa aveva ripreso velocità.

Di questi muti testimoni del passato ne restano ormai pochi: l’economia è cambiata, il territorio è in gran parte abbandonato e quei mulini un tempo così preziosi sono dimenticati. Di molti restano solo rovine, sempre meno raggiungibili, sul fondo di canali dai fianchi ripidi e invasi dalla vegetazione, ai margini di paesi dove le persone che restano ad abitarli variano da poche a nessuna.
Eppure ci sono delle eccezioni importanti che permettono ancora di avvicinarci e comprendere, almeno in parte, quel grande patrimonio di cultura e di saperi tramandati per generazioni. In questa piccola galleria fotografica ne proponiamo alcuni, piuttosto agevolmente raggiungibili.
Uno di questi è ancora in funzione, capace di produrre farina pregiata; si trova nella piana del Magra, tra Scorcetoli e Filattiera, a poca distanza dalla strada statale: capita di trovarvi Giancarlo Moscatelli impegnato nella quotidiana manutenzione di macine, meccanismi o del lungo canale per la captazione dell’acqua; con lui il figlio Davide, intento soprattutto al lavoro di mugnaio e produttore di derivati a cominciare dalla pasta.

Sempre a Filattiera, ma nella valle del Caprio, si trova il mulino Belvisini alla Rocca Sigillina, in uno scenario ambientale di rara suggestione; lo sconvolgimento portato dal torrente negli anni gli ha tolto la risorsa indispensabile: l’acqua. Ed è un vero peccato perché qui passione e saperi resistono al trascorrere del tempo.
A nord di Pontremoli troviamo altre due mete in questo breve itinerario della memoria: a Vignola il mulino Bruscaglia è come se si fosse addormentato all’improvviso, come fosse in attesa che l’acqua torni a scorrere contro i rodesi per azionare le macine, tra sacchi e attrezzi che sembrano essere stati sistemati appena ieri.
Poco sotto, non lontano dall’abitato di Casa Corvi, appena al di là del capriccioso torrente Verde, un articolato complesso architettonico svela un passato importante: qui per secoli sono state in funzione le tre macine del mulino e quella del frantoio in località La Serra; recuperato con grande attenzione e trasformato in struttura ricettiva, svela angoli e curiosità davvero poco noti ai più.
(p.biss.)