Per Riace, in attesa della giustizia, serve rispetto

Dopo le accuse di illeciti amministrativi rivolte al sindaco sul modello di accoglienza dei migranti

Il sindaco di Riace, Domenico Lucano
Il sindaco di Riace, Domenico Lucano

Il caso è scoppiato all’inizio di questo mese, quando la Guardia di Finanza ha arrestato e posto ai domiciliari il sindaco di Riace, Domenico Lucano, con l’accusa di favoreggiamento della immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Tutto questo come risultato di un’inchiesta che la procura di Locri aveva avviato diciotto mesi prima e nel corso della quale sarebbero emersi una serie di illeciti nella gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria.
Fondi destinati al Comune per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico oltre ad una serie di atti amministrativi in violazione di varie leggi che sarebbero stati compiuti dallo stesso Lucano. Il Gip di Locri ha poi “ridotto” le accuse al favoreggiamento e alla assegnazione illecita dell’appalto dei rifiuti.
Nella giornata di martedì 16, Lucano si è presentato dinanzi ai giudici del tribunale del riesame di Reggio Calabria, chiamati a decidere sulla revoca della custodia cautelare agli arresti domiciliari nei suoi confronti. Il gran rumore attorno alla vicenda nasce dal fatto che del “modello Riace” per l’accoglienza di richiedenti asilo, ideato da Mimmo Lucano, si parla da qualche anno in tutto il mondo e l’impegno in favore dei migranti ha dato a Lucano enorme notorietà anche a livello internazionale.

Panorama di Riace
Panorama di Riace

Un sistema di accoglienza diffusa, nell’ambito del progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per il quale nel paese della Locride le case abbandonate del centro sono state recuperate con fondi dell’Ue e progetti della Regione Calabria e sono ora abitate da centinaia di rifugiati. A seguito di tutto questo sono nati anche posti di lavoro e interventi sull’arredo urbano che hanno riqualificato il paese. Come risultato dell’avvio dell’inchiesta, però, la cittadina è stata esclusa dal circuito Sprar e le sono stati negati i finanziamenti per gli anni 2017/2018.
Sulla vicenda Riace, che verte su di un argomento scottante come l’immigrazione, si sono accese reazioni di segno opposto. È appena il caso di segnalare le reazioni del ministro dell’Interno Salvini per il quale l’unico problema era sapere cosa avrebbero detto “tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati” e ha salutato l’arresto del sindaco come uno “stop al business dell’immigrazione”. Di parere opposto, pur riconoscendo il dovere del rispetto delle leggi, molte prese di posizione di persone che, nel tempo, hanno avuto modo di conoscere da vicino il sindaco incriminato.
L’attore Beppe Fiorello, protagonista della fiction su Riace, prodotta ma mai trasmessa dalla Rai: “Mimmo, crederò in te più di prima”; don Ciotti: “Sono convinto che le leggi vadano rispettate, ma sono anche convinto che, se Mimmo ha imboccato delle scorciatoie, lo ha fatto per un eccesso di generosità: nessun tornaconto personale”.
Lo stesso vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, in una intervista ad Avvenire ha chiesto “rispetto per Riace”, ricordando che “negli ultimi anni la solidarietà dei calabresi è stato il ‘valore aggiunto’ di un territorio che si è saputo riscoprire spazio dell’interculturalità, sentimento insito nella storia millenaria della città. Accoglienza, tema ancora centrale nonostante il calo considerevole del numero degli sbarchi”. “Chi sostiene l’ideologia xenofoba – aggiunge – non sta perdendo occasione, quotidianamente, per propagandare i propri messaggi razzisti tra la gente spesso poco informata”.
Al di là delle ideologie, non si può dimenticare che nella vicenda sono coinvolti, loro malgrado, esseri umani che a Riace hanno trovato il modo di dare un nuovo senso alla loro vita. Che senso avrebbe buttare tutto all’aria, infrangendo ogni diritto all’accoglienza anche nei confronti di chi si trova in regola con le leggi che tutelano il diritto all’asilo? Questo, al di là di ogni considerazione di tipo giudiziario, dovrebbe essere il primo impegno di uno Stato capace di distinguere tra bene e male, giustizia e giustizialismo, accoglienza e xenofobia.

(a.r.)