
Molto amato dalla sua comunità, È scomparso nei giorni scorsi
Ci sono sacerdoti che nel momento della morte, nel giorno dell’addio dal mondo, rivelano la pienezza del loro ministero apostolico attraverso l’ ”affetto del gregge” che viene a porgere loro l’ultimo saluto: è il caso di don Anselmo Luciani, indimenticato parroco di Borgo del Ponte a Massa che, nel corso della sua lunga vita sacerdotale, ha seminato tanto bene tra le persone, raccogliendo affetto e stima.
Chi lunedì pomeriggio si è affacciato nella chiesa di San Sebastiano ha visto con i propri occhi un “popolo” di fedeli che ha voluto rendere omaggio a questo prete infaticabile, che fino a quando la salute glielo ha permesso non ha smesso di adempiere i propri “doveri ministeriali”.
Nato nel 1929 a Cisigliana (Licciana Nardi), don Anselmo Luciani ha vissuto la giovinezza a Corneda di Barbarasco. Dopo il Seminario di Aulla, giunge a Massa per gli studi liceali e teologici. Il 16 giugno del 1955 diventa sacerdote: il vescovo Carlo Maria Boiardi gli impone le mani nella Cattedrale di Massa. Nell’ottobre di quello stesso anno è nominato vicario parrocchiale di san Martino a Borgo del Ponte.
Nel 1960 viene inviato a fare il parroco in Garfagnana, a Gorfigliano, poi, nel 1963, ritorna nella parrocchia di San Martino, dove rimane per trent’anni, fino al 1993, quando viene nominato vicario parrocchiale a San Sebastiano a Massa.
Di carattere austero e riservato, don Anselmo mostrava tratti di grande tenerezza soprattutto con gli anziani, i malati e i poveri. Avvezzo alla “pastorale dell’azione” piuttosto che a quella della “parola”, il “priore”, come lo chiamavano tutti, di fronte ad un problema, comunitario o individuale, si rimboccava le maniche ed operava senza sosta, spendendosi in prima persona.
A Borgo del Ponte ha avuto la gioia di vedere fiorire anche vocazioni sacerdotali. Non solo: ha costruito la primitiva struttura della chiesa di San Pio X e l’Asilo parrocchiale. In molti lo ricordano nell’atto di caricare sul motocarro gli “scarti” del cartone e del ferro dismesso per ricavarne poi, con la vendita, i fondi necessari all’acquisto di materiale edile.
Come ha scritto don Lorenzo Corradini, attuale parroco di San Martino, ricordando la lettera che don Anselmo inviò alla comunità nel momento in cui fu spostato a San Sebastiano, “la prima parte della sua vita sacerdotale è stata all’insegna del lavoro fisico e materiale, con la costruzione dell’asilo e della prima chiesa di San Pio X.
La maturità e l’età anziana lo hanno visto uomo di preghiera, come un nonno, dedito all’ascolto nella confessione e nel semplice consiglio, nella celebrazione dell’Eucaristia. Un filo rosso ha attraversato la sua vita sacerdotale: la cura dei malati, la comunione portata nelle loro case, perché come Gesù insegnava non bisogna dimenticarsi di nessuno, mai”.
Negli ultimi mesi la malattia ha provato la sua forte tempra, ma non gli ha mai tolto la serenità del cuore e la consapevolezza di essere amato da Dio. I funerali, lunedì 17 ottobre, sono stati presieduti dal Vescovo Giovanni Santucci. Presenti numerosi sacerdoti provenienti dalle diverse zone della diocesi e centinaia di fedeli. Al termine del rito, la salma è stata tumulata nel cimitero di Barbarasco.
R.B.