
Non si capisce se Beppe Grillo, concludendo la due giorni di kermesse del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo, si sia espresso da comico o da politico. Il suo intervento, comunque, ha trascinato i militanti, che evidentemente lo prendono sul serio.
Se l’è presa con Macron, con l’opposizione, coi politici. Soprattutto ha lanciato un durissimo attacco al Presidente della Repubblica Mattarella: “Dovremmo togliere i poteri al capo dello Stato, dovremmo riformarlo. Un capo dello Stato che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, capo delle forze armate, non è più in sintonia con il nostro modo di pensare”.
Bisognerebbe ricordare che, secondo la Costituzione, il ruolo delicato del capo dello Stato è proprio quello di custode della stessa. Ruolo estremamente delicato, soprattutto in tempi di confusione come quelli che si stanno vivendo.
“Non è in sintonia con il nostro modo di pensare”: come se i ruoli istituzionali dovessero andare di pari passo con le mode del momento. Se si ripercorre il cammino del “pensiero” dei 5Stelle si possono vedere le tante retromarce effettuate dal movimento a cominciare dal “no euro” e dai tanti altri “no” lasciati per strada, soprattutto dal momento in cui si è capito che si poteva andare al governo.
Vale la pena ricordare che quelle parole hanno dato la stura a grandi polemiche. L’attacco però non si può vedere come l’idea balzana di un comico. Quando Grillo ha fatto il suo exploit, si era in attesa della firma del presidente alla legge sulla manovra finanziaria per il 2019, per cui è inevitabile pensare a un possibile tentativo di intimidazione. Lo stesso Di Maio è stato costretto a scaricare il comico: “Beppe Grillo ha esposto la propria idea che non è nel contratto di governo”.
Purtroppo anche Di Maio non è del tutto credibile perché, in altra occasione, aveva chiesto la messa in stato d’accusa di Mattarella. Le idee sono un po’ confuse, ma questo è quanto passa il convento. Può essere vero che le improvvide parole di Grillo siano solo esposizione del suo alto pensiero, ma non si può dimenticare che Grillo è il garante (non se ne conosce bene il significato) del Movimento e non è un caso che sia stato proprio lui a chiudere la kermesse. Le intenzioni erano evidentemente quelle di dargli forte visibilità.
Ma l’exploit di Grillo non si ferma qui. Nel tentativo di squalificare gli avversari politici e i talk show si avventura in una immagine che ne denota la povertà interiore e personale. Si sbandierano valori e poi si dileggiano i portatori di handicap, nella fattispecie gli autistici.
Le sue parole, che non riportiamo per decenza e per rispetto verso la diversità, colpiscono soprattutto chi fa i conti ogni giorno con situazioni difficili. Cosa non si fa per una risata, per un applauso, per un voto. Ma la civiltà va a farsi benedire.
(Giovanni Barbieri)