
Che siano tanti e diversi tra di loro i modi di affrontare il problema migrazioni – che arrivano soprattutto dall’ Africa – è un fatto dimostrato, almeno per chi voglia farlo in modo costruttivo e non demonizzando il fenomeno. Ci sono i modi grevi e a rischio razzismo di chi vede negli arrivi dei migranti solo problemi di ordine pubblico e di salvaguardia della propria tranquillità e quelli di chi, senza porsi il problema dei consensi nei sondaggi, cerca di analizzare con equilibrio il fenomeno nella complessità delle tante pieghe che esso presenta.
La scorsa settimana un segnale positivo nel senso di questa seconda opzione è venuto dal Discorso sullo stato dell’Unione, tenuto a Strasburgo dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker: “L’ Africa non ha bisogno di carità, ma di un partenariato equo e leale. E noi europei ne abbiamo altrettanto bisogno”.
In realtà, a volerla dire fino in fondo, noi europei dovremmo prima di tutto provare vergogna per tutto il male fatto a quel continente.
Non è il caso, qui, di rifare la storia delle spogliazioni di ricchezze perpetrate per secoli ai danni di un continente tenuto in condizioni di sottosviluppo, quando non di schiavitù, per il solo motivo di sfruttarne le enormi potenzialità. È questo e non altro il primo pensiero che dovremmo avere nei confronti di quanti giungono da noi nei modi più diversi.
A corollario di quella affermazione si possono esprimere almeno due considerazioni.
La vecchia Europa non può che guadagnare da un “continente nero” segnato dallo sviluppo e reso stabile dalla scomparsa della violenza e delle guerre tribali.
Nello stesso tempo, ci si deve rendere conto che tutto ciò non può avvenire in tempi brevi: la teoria dell’esportazione della democrazia (posto che noi la possediamo a tal punto da poterla insegnare agli altri) non ha più bisogno di essere smentita, visti i risultati ottenuti in tante situazioni!
Le notizie sull’espansione degli interessi della Cina in Africa stanno a dimostrare che investire in quel continente non è buttar via risorse.
Certo, si dovrebbe pensare a operazioni paritarie e non finalizzate a derubare ancora quei territori. In tal senso ben venga, quindi il documento presentato dalla Commissione Ue con l’impegno a creare “una nuova alleanza tra l’Europa e l’Africa per gli investimenti sostenibili e l’occupazione”.
Ci sono, in questa breve frase, tre parole “magiche”, le quali, se attuate, potrebbero cambiare la situazione dei popoli africani alla radice: “alleanza”, “sostenibili”, “occupazione”.
La parità nella dignità dei rapporti commerciali è il presupposto per un’azione economica giusta; il rispetto dell’ambiente è concetto non più trascurabile in un progetto di sviluppo; l’occupazione – e non le motovedette o i charter per i rimpatri – è l’unico vero antidoto alle fughe disperate verso l’Occidente.
Antonio Ricci