All’ Ilva vince il ‘sì’ all’accordo: favorevole il 94% dei votanti

 Il 63% ha partecipato al referendum. Resta il timore che nulla cambi sulla salvaguardia della salute

35Ilva_TarantoL’ultimo scoglio prima del passaggio di Ilva, colosso della produzione d’acciaio, dai commissari governativi alla nuova proprietà, Am InvestCo, è stato superato giovedì scorso con la conclusione degli scrutini del referendum sull’accordo siglato il 6 settembre da Arcelor Mittal, a capo della controllata e sindacati uniti, Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm ed Usb.
Il 94% dei lavoratori che hanno partecipato alla consultazione (hanno votato in 6.866 su 10.805, il 63%) ha risposto in modo affermativo. 392 i contrari (5,7%). Risultati analoghi anche negli altri stabilimenti sparsi per l’Italia, da Genova a Venezia.
L’accordo prevede l’assunzione diretta per 10.700 lavoratori, tutela dell’articolo 18 e possibilità di una liquidazione fino a 100mila euro per chi deciderà di andare via da qui al 2023.
Dopo aver espresso la sua soddisfazione per l’esito della trattativa, il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli ha posto l’accento sui temi ambientali. Risorse ingenti saranno investite per le bonifiche al fine di rendere sicuro, sostenibile ambientalmente e competitivo, il sito tarantino. “Ora – ha aggiunto – è il momento di aprire un confronto con le associazioni ambientaliste per fare fronte comune nel monitoraggio degli impegni presi e per la salute di lavoratori e cittadini”.
Sollievo è stato espresso anche dall’arcivescovo Santoro, a Taranto dal 2012 dopo una lunga missione in Brasile. “I problemi ambientali e del lavoro nella nostra città, ha dichiarato, sembrano essere ad una svolta, dopo un periodo di indecisione e temporeggiamento. Io continuo a manifestare la mia vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie perché ci sia dignità e sicurezza sul lavoro, difesa della salute e dell’occupazione, senza licenziamenti e mantenendo i diritti acquisiti sia per dipendenti diretti come per quelli dell’indotto. Continua, però, a preoccuparmi una crisi lavorativa senza precedenti. Molti giovani di Taranto sono costretti ad emigrare e così perdiamo un grande capitale umano, sociale ed economico”.
Quanto al nodo ambientale, l’attenzione è ora puntata sui dati dello Studio Sentieri che ha evidenziato per Taranto, rispetto al resto della Puglia, tra il 10% e il 15% di eccesso di mortalità e più tumori, a partire da quello ai polmoni, con un triste +30%.
Tumori che toccano purtroppo anche molti bambini e ragazzi, mentre sono in crescente aumento malattie respiratorie da ‘fumatori’. Il fumo però è quello passivo delle emissioni fuggitive, di diossine e pcb.
Sul tema si è espressa la Commissione per la Custodia del Creato della diocesi di Taranto, manifestando “il timore che nulla possa cambiare sul piano della salvaguardia della salute e dell’ambiente”. L’organismo diocesano auspica che venga prodotta in via preliminare una Valutazione di Impatto Sanitario che contribuisca a sbarazzare il campo dalle incertezze.