Padre Aldo Bergamaschi, un Cappuccino scomodo

padre_Aldo_BergamaschiTra i torranesi che hanno conosciuto Padre Aldo Bergamaschi (Torrano 1927-Reggio Emilia 2007) c’è Alessio Pasquali fedele alla memoria di persone, poeta, ricco di conoscenze e di giudizio critico. Ha organizzato il 29 agosto un raffinato incontro nel suggestivo giardino di casa a Torrano per salvare dall’oblio il “Cappuccino scomodo”. Con commento alla chitarra di Francesco Negrari, la baldanza giovanile di Beniamino Magnavacca si è alternata alla canizie di Alessio autore del testo letto con efficacia espressiva davanti a molte persone.
Subito delineato padre Aldo: “Lo si poteva incontrare lungo la strada a cavallo di una lambretta piuttosto sgangherata col suo volto severo mentre si recava al convento di Pontremoli”, dove però stava di rado perché i suoi impegni erano a Reggio Emilia e altrove. Era figlio unico di Carletto falegname e di Gemma; per poterlo istruire, non avendo le risorse economiche, lo mandano in San Martino in Rio dai Frati Minori: era usanza piuttosto diffusa allora per avviare agli studi ragazzi che poi avrebbero abbandonato seminari e conventi. Aldo invece matura la sua vocazione, nel 1952 prende i voti.
I suoi superiori fanno ritardare l’iscrizione all’Università a causa della sua amicizia con don Primo Mazzolari, prete scomodo perché “troppo avanti” rispetto al cammino della chiesa in quei momenti di inquiete transizioni; alla sua rivista “Adesso” il nostro Cappuccino collabora fino al 1962, anno della laurea in Pedagogia, disciplina che poi insegna all’Università di Verona. Alessio ricorda le omelie del frate quando tornava a Torrano: rivelavano elevata finezza di linguaggio, esplicite e appropriate lasciavano un senso di stupore, l’ironia si armonizzava con la simpatia.
Viene il tempo del dolore: il 18 maggio 1988 i superiori gli ordinano di sospendere la celebrazione della Messa e la predicazione, dopo un’intervista ad un giornale locale, ma le cause essenziali del contrasto restano imprecisate. Accetta con umiltà francescana e prega per chi gli è contro, nel convento di Reggio resta in silenzio in pubblico (ma incontra persone, tra cui un signore presente all’incontro a Torrano) fino al 1999, quando il Provinciale lo riabilita e riconosce che non permettere a un sacerdote di annunciare il Vangelo è grave responsabilità.
Alessio insiste sulla sete di conoscenza di padre Aldo, che “sapeva guardare con compassione un’umanità terrorizzata, che non riesce più a distinguere l’essenziale dall’inessenziale, le immagini nette da quelle sfumate”. Di fronte a Cristo, il Verbo incarnato, il credente deve operare la propria correzione di rotta (metànoia), trasformarsi in ciò che deve essere. La novità della fede per padre Aldo è esistenziale, dissolve tutte le etnie, distrugge le gerarchie del potere, fa emergere l’evangelico amare il prossimo come se stessi. Il mondo oggi è ridotto a un’esistenza non più accettabile. Abbiamo inquinato il pianeta, produciamo armi, guerre, mafie; servono nuovi concetti di interdipendenza fra le politiche, le economie, le religioni, nuovi fondamenti teorici.
Nei suoi tanti libri soprattutto da filosofo entra nei risvolti della storia del pensiero, considera l’unità europea un passo verso l’unità del genere umano perché esiste una sola razza, quella umana; propone l’esperanto come lingua internazionale per capirci, invita a superare i dislivelli sociali prodotti dal capitalismo: idee scomode, utopia forse, ma sono la chiave per riparare il mondo dalla perdita di solidarietà, dall’opacità degli animi, dalle forme di vita inautentica di tanti giovani mediata da una tecnologia che li adesca, dal degrado ambientale, dalla plastica per terra e per mare.
Padre Aldo ci dice che è possibile cambiare il mondo, se ognuno fa la piccola parte che gli compete oltre i recinti etnici e i confini nazionali. 

Maria Luisa Simoncelli