Tolkien, un autore di grande religiosità

L’Omero cristiano del XX secolo? La conferenza si è svolta nei giorni scorsi a Massa. L’occasione è stato il contributo di 2.000 euro elargito dal Serra Club al Seminario maggiore diocesano

20TolkienGiovedì 3 maggio, nel Seminario Vescovile di Massa, si è tenuta la prima conferenza del ciclo di incontri sull’opera e la figura di Tolkien; relatore è stato Paolo Gulisano, medico e scrittore, che ha presentato il tema della serata “Tolkien: l’Omero cristiano del XX secolo?”.
L’occasione per la realizzazione dell’iniziativa è stata data dall’elargizione di 2.000 euro a favore del Seminario maggiore della nostra diocesi fatta dal Distretto 71 del Serra International Italia grazie alla sollecitazione del governatore Enrico Mori.

La prossima conferenza incentrata sullo scrittore britannico si terrà mercoledì 22 maggio alle ore 18,15 nel refettorio del Seminario Vescovile a Massa su “Il vangelo di Tolkien”; interverrà il giornalista e saggista Marco Respinti

Gulisano ha definito John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) un autore classico, sostenendo che può essere considerato l’Omero del XX secolo perché ha riscoperto l’epica e il modo di narrarla. Argomento dell’epica è il mito, che è la manifestazione della religiosità dell’uomo poiché l’umanità è sempre alla ricerca di risposte ai quesiti fondamentali dell’esistenza ed ha inventato i miti e le leggende per dare un senso alla propria vita. I miti tramontano nell’epoca dell’illuminismo perché la scienza può spiegare e svelare i misteri.
Una svolta avviene quando Mary Shelley scrive e pubblica il libro “Frankenstein” nel quale dimostra che la scienza non può dare risposta a tutte le domande esistenziali. Con quell’opera Mary Shelley ha creato la cultura fantastica, che poi sarà ripresa da Tolkien nei libri “Lo hobbit” e “Il signore degli anelli”.
La tesi sostenuta da Gulisano è che Tolkien è un autore di grande religiosità; ne dà testimonianza nelle sue opere facendo mettere in pratica le virtù cristiane agli eroi de “Il signore degli anelli”. Ha ridato il senso della gioia e della bellezza ai suoi lettori e ha fatto riscoprire loro i valori morali. Inoltre ha dimostrato che gli uomini hanno bisogno di eroi. Nei suoi libri vuole stimolare a cercare di realizzare progetti belli e grandiosi poiché è convinto che l’umanità abbia grandi potenzialità.
La sua decisione di scrivere racconti basati sui miti nordici e vichinghi è nata con l’obiettivo di immettere di nuovo nell’animo umano il desiderio di Dio e della sua ricerca. Il mondo descritto è nuovo e simbolico, ma rappresenta la realtà con cui l’uomo si rapporta ogni giorno. La struttura del racconto riprende la tradizione del mito degli Argonauti, del ciclo di re Artù e della ricerca del Santo Graal ed è scandita nei diversi momenti della chiamata, del viaggio, delle avventure, del raggiungimento dell’obiettivo e del ritorno.
Da Tommaso Moro ha ripreso l’idea del tema principale: distruggere l’anello vuol dire non avere compromessi con il male; la rinuncia e il sacrificio portano ad ottenere traguardi più importanti.
Tolkien, ha concluso Gulisano, è un autore positivo perché è convinto che nell’uomo il bene e la bontà prevalgano sul male e la cattiveria. Nei suoi libri predominano l’umiltà e la magnanimità intese come capacità di realizzare grandi cose anche grazie all’amicizia e ad un rapporto vero e sincero con gli altri.

Paola Bianchi