La Via Crucis tradotta in virgolettese da Luigi Palladini

Una preghiera in dialetto ai piedi del Crocifisso

19Cristo_deposto_Brescia“L’ispirazione religiosa è per me molto forte ma in questo caso decisivo è stato proprio l’amore per il mio paese – Virgoletta – e per il dialetto”: così esordisce Luigi Palladini spiegando l’origine della Via Crucis in dialetto virgolettese rappresentata nella chiesa di San Lorenzo in Pontremoli di cui abbiamo riferito nelle scorse settimane.
Palladini è, infatti, autore di diverse opere in dialetto, disponibili in alcune librerie di Pontremoli; una raccolta di poesie: “Modulate armonie”, e due libri: “Luigin dal lanternin – Vita in Lunigiana”, autobiografico, e “Cyril Louis”, ispirato alla figura del nonno Cirillo, emigrato e poi morto in America. Sul piano personale, poi, l’impegno al confronto con la Via Crucis nasce da un fatto che ha segnato profondamente la vita dell’autore: l’assistenza al padre colpito dalla malattia e poi la sua morte lo hanno portato a riscoprire sotto una luce più intensa l’immagine di Gesù Crocifisso.
Come spesso accade nella vita delle persone, tutte queste motivazioni si sono coordinate nella mente di Palladini qualche anno fa, dopo aver assistito, al Teatro Santa Giulia di Brescia, alla rappresentazione della Via Crucis scritta nel dialetto di quella città dalla poetessa Giuliana Bernasconi. Subito è nata l’idea di tradurla in dialetto virgolettese, un’idea che si è potuta realizzare grazie alla autorizzazione prontamente concessa dall’autrice: la traduzione è “libera”, per evidenti motivi di adattamento, ma abbastanza fedele.
Diversa è, invece la messa in scena, che vede l’alternarsi dei personaggi al centro del presbiterio (fino ad oggi le rappresentazioni sono state realizzate in chiesa), con una voce narrante che introduce le stazioni e il coro (della parrocchia di Virgoletta) collocato dietro all’altare.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, l’opera è impreziosita dalle introduzioni del card. Giovanni Battista Re (scritta per l’opera della Bernasconi) e di mons. Alberto Silvani, arcivescovo di Volterra, originario di Virgoletta. Dopo la IX stazione, inoltre, viene data lettura di un commento storico sulle sacre rappresentazioni medievali e sul “Cristo deposto” (nella foto) conservato nella chiesa del Carmine in Brescia, scritto dal prof. Pietro Gibellini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
“Non facile, spiega Palladini, è stato il passaggio alla rappresentazione vera e propria perché il dialetto è sempre meno conosciuto e rare sono le persone capaci di parlarlo. Di fatto, nella “compagnia” i virgolettesi sono in minoranza e un aiuto è giunto dai villafranchesi e da qualche bagnonese. L’impegno nel raggiungere un buon livello di pronuncia ha permesso di ottenere comunque risultati capaci di soddisfare l’autore e il pubblico. Cinque sono state, finora, le rappresentazioni: due nel 2016 (a Virgoletta per Pasqua e in estate), una nel 2017 a S. Francesco in Villafranca, due nel 2018 nel periodo pasquale a Filetto e nella chiesa di S. Lorenzo in Pontremoli”.
Nato e vissuto a Virgoletta fino all’età di 9 anni, successivamente Luigi Palladini ha frequentato le scuole a Pontremoli e, dai 14 anni, a Brescia, rimanendo, però, sempre in contatto con il paese di origine in occasione delle vacanze. Un contatto mantenuto anche una volta raggiunta l’età lavorativa, con la scelta di trascorrervi le ferie. Il legame si è poi rinsaldato negli ultimi anni, dopo la pensione, con la partecipazione alle varie attività organizzate nell’attivo borgo lunigianese.

(a.r.)