Ascensione del Signore, tra canti di gioia

Domenica 13 maggio, Ascensione del Signore
(At 1,1-11; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20)

19vangeloCon l’Ascensione si conclude il cammino terreno di Gesù. Riuniti i discepoli un’ultima volta, il Maestro impartisce loro il suo mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. Questo è il loro compito, e il compito di ogni Cristiano: portare al mondo la Buona Notizia, che Dio si è fatto uomo, si è sacrificato per i nostri peccati ed è risorto.
La vita cristiana deve vertere intorno alla comunicazione di questo messaggio, perché solo attraverso di esso si raggiunge la salvezza. Solo la consapevolezza dell’infinito amore di Dio, dimostrato nelle sue azioni terrene, può muovere la coscienza dell’uomo allo stesso infinito amore.
Ma Gesù sa quanto sia difficile convertire anche un fratello, quando le sue convinzioni pregresse sono radicate. Per cui non lascia i suoi apostoli armati soltanto di parole: “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.
I miracoli non sono ‘superpoteri’ concessi ai fedeli come premio, sono un mezzo di conversione, affinché chi vede l’azione di Dio attraverso un suo messaggero, creda. “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”.
Non è una minaccia rivolta agli ‘infedeli’, come spesso viene fatta passare da chi pretende di discutere di Cristianesimo senza conoscerlo davvero, è la dichiarazione di un dato di fatto, valido allora come oggi, per quanto molti insistano nel contrario: Chi non crede nell’amore di Dio, avesse anche una vita agiata e provasse anche la ‘pace dei sensi’ promessa da altre religioni, non otterrà mai l’autentica gioia di chi crede nel Suo amore. Anche la psicologia e la medicina confermano che ‘sentirsi amati’ è un requisito fondamentale per l’essere umano. Se viene a mancare la sensazione che qualcuno ci voglia bene, se viviamo la nostra vita convinti di essere soli e ignorati, il nostro organismo cede. Se al contrario abbiamo la salda convinzione di essere amati, essa ci rinforza, sia mentalmente che fisicamente, in modi incredibili. Ovviamente tale amore va amplificato, dobbiamo replicarlo nei confronti dei nostri fratelli, amarli come Dio ama noi. E parte integrante di questa espressione d’amore per loro deve essere il rendere loro noto l’amore di Dio.

Pierantonio e Davide Furfori