L’amore di Dio nella vita di Suor Maria Gloria

Profonde riflessioni nell’incontro promosso dal Serra Club

07SuorMaria_SerraPensieri ed esperienze vissute il tema della relazione di suor Maria Gloria Riva, ascoltate con convincimento dal buon numero di persone presenti nel Museo diocesano di Pontremoli il 10 febbraio.
Il talento per il figurativo, assecondato da una famiglia molto religiosa con radici ebraiche, la portò ragazza al liceo artistico a Milano nel tempo cruciale del ‘68, voleva fare esperienza, avere libertà di pensiero, ma si tenne fuori dai gruppi contestatori per paura, per sostegno della famiglia, cominciava a vedere il vuoto e l’incompiutezza totale di chi si rovinava con la droga. Il racconto di suor M. Gloria si è ancorato all’arte che dice i sentimenti forti dell’animo. Un volto in preda ad emozioni esprime l’ambiguità crepuscolare tra luce e tenebra, fa capire l’inconsistenza dell’io così presente nel nostro tempo.
Uomini appesi come manichini di Magritte rendono bene l’esigenza di cercare se stessi, altrimenti non c’è futuro; la forza vera è quella dell’uomo che ha speranza, è conscio del suo passato attraverso la lettura dei grandi libri come la Bibbia e riflette nel silenzio. Siamo depressi perché non abbiamo identità, ma solo un superego forte senza conoscenza.
La tela “La ronda dei prigionieri” di Van Gogh presenta l’uniformità di un cerchio di detenuti, ma uno, che è l’autoritratto del pittore, guarda in alto verso il sole e vede due farfalle: il cielo c’è, noi possiamo comunicare in modo autentico invece di stare a parlarci addosso in un chiacchiericcio insulso. “Il paradiso terrestre” e “L’ascesa all’Empireo” di Bosch sono due tele che raffigurano anime che guardano insieme verso la dimensione del divino e dell’eterno, non possono andare ma continuano a desiderare di farsi in Dio persone in piena dignità.
Ci salverà l’amore, che fa superare ogni difficoltà e mantenere l’unione dei genitori è un gran bene, è la famiglia la prima cella dell’eternità. La chiamata alla vita consacrata di Maria Gloria (entrata nell’ordine delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento sorto a inizio XIX secolo) è venuta dopo un’esperienza estrema: una sera mentre andava in discoteca col suo ragazzo è stata travolta sulle strisce pedonali e ridotta in stato di pre-morte, durante il quale vede una gran luce rivelatrice dell’insieme dell’essere, con una certezza chiara e solida; il testamento biologico lo ritiene una menzogna perché la scienza non sa che cosa cambia, come saremo e cos’è la sofferenza.
Guarita, si sente in comunicazione con se stessa nel silenzio, un bene prezioso per fare unità tra cuore e mente, per avere libertà dalle omologazioni di chi vuol diffondere parole che non dicono nulla, ci vuole invece confronto e molta serietà della parola. Un incidente fa capire che la morte arriva anche all’improvviso, ci rende presenti alla nostra fragilità, è una verità che converte, convoglia tutte le passioni verso esperienze vere di tensione verso l’infinito, è una verità che consola, ci rende non religiosi dentro schemi dottrinali ma credenti che Dio è bellezza, amore, giudizio che salva e giustifica.

(m.l.s.)